Niente sentenza per il parricida. Anche i difensori di Cristian Canò, gli avvocati Angelo e Oreste Palmieri, hanno aderito allo sciopero indetto dai legali e l’udienza per il diciottenne di Cisterna, che il 21 dicembre 2012, al culmine di un litigio uccise il padre Gennaro sulla spiaggia di Capoportiere, è slittata al prossimo 31 marzo. L’imputato ha scelto di essere processato con rito abbreviato, dunque allo stato degli atti, che in caso di condanna consente lo sconto di un terzo della pena. E a giudicarlo, tra un mese e mezzo, sarà il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Latina, Lorenzo Ferri. La nonna e due zii di Cristian Canò, tramite l’avvocato Paolo Zeppieri, si sono già costituiti parte civile. A chiedere il rinvio a giudizio del diciottenne, con l’accusa di omicidio volontario, è stato il sostituto procuratore Giuseppe Miliano.
Il giovane uccise il padre, il 53enne Gennaro Canò, sembra dopo l’ennesimo insulto rivolto da quest’ultimo all’ex moglie e madre dell’imputato, colpendolo con una tavola trovata sull’arenile. Arrestato dalla Polizia, Cristian Canò venne messo in carcere e ottenne poi in breve tempo i domiciliari dal Tribunale del Riesame. In stato di arresto tra le pareti domestiche, l’imputato ha continuato a studiare e ha superato gli esami.
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