Operazione ”Sfinge”, l’Appello conferma le condanne per i casalesi pontini

*Maria Rosaria Schiavone al momento dell'arresto nel maggio 2010*
*Maria Rosaria Schiavone al momento dell’arresto nel maggio 2010*

Tra il litorale romano e la provincia di Latina ha dettato legge la mafia. Ha operato un’associazione per delinquere, legata al clan dei Casalesi di Casal di Principe ma dotata di una propria autonomia, i cosiddetti Casalesi pontini, seminando il terrore soprattutto a Nettuno e Anzio.

Questa la conclusione a cui è giunta la Corte d’Appello di Roma che, al termine del processo denominato “Sfinge”, ha sostanzialmente confermato le condanne di primo grado. Giusto qualche sconto sulle pene. E comunque meno di quanto aveva chiesto al termine della sua requisitoria il procuratore generale.


Maria Rosaria Schiavone, nipote del boss Sandokan e figlia del pentito Carmine, la donna che ha rinnegato il padre perché è diventato un pentito, soprannominata ”la sfinge” e che è stata ritenuta dagli inquirenti l’anima della gang, si è vista ridurre la condanna da 18 anni 16 anni e otto mesi di reclusione. Il marito della boss, Pasquale Noviello, ha ottenuto una riduzione da 18 a 7 anni di reclusione, ma soltanto perché ha già avuto una condanna pesante per una vicenda collegata al processo, quella che ha dato il via alle indagini, ovvero l’agguato a colpi di kalashnikov subito sull’Appia, nel 2008, dal ristoratore Francesco Cascone, che gestiva “L’Oasi”, a Cisterna.

I presunti soldati Francesco Gara e Agostino Ravese, per le stesse ragioni, si sono visti ridurre la condanna da 9 e 8 anni a un anno e 4 mesi e un anno e mezzo. Confermata la condanna a 5 anni per Mario Noviello, padre di Pasquale, accusato di aver dato appoggio esterno all’associazione mafiosa, e ridotta la condanna da sette anni e mezzo a cinque anni e mezzo al presunto armiere del gruppo, Dario Flamini. Confermata infine la condanna a 4 anni e mezzo per il ristoratore Francesco Cascone, imputato soltanto come presunto autore di un tentato omicidio al lido di Latina.

Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni e soltanto allora i difensori, tra cui gli avvocati Carlo Taormina, Giovanni Tedesco, Alfonso Baldascino e Massimo Mercurelli, decideranno se giocare l’ultima carta a loro disposizione, quella di un ricorso in Cassazione.

OPERAZIONE SFINGE

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