Al Vinitaly Marco Carpineti ha vinto il premio Cangrande 2014

Paolo e Marco Carpineti nella loro cantina
Paolo e Marco Carpineti nella loro cantina

La 48ima edizione del Vinitaly si è aperta con un riconoscimento all’eccellenza enologica corese. In occasione dell’inaugurazione del prestigioso Salone internazionale dei vini e dei distillati in corso di svolgimento al Veronafiere, l’azienda agricola biologica di Marco Carpineti ha vinto il premio Cangrande 2014, entrando così a far parte dell’albo d’oro dei “Benemeriti della Vitivinicoltura”.

Si tratta di un importante riconoscimento che dal 1973 viene attribuito ai grandi interpreti del mondo enologico italiano, uno per ogni Regione, scelti su indicazione degli Assessorati regionali all’agricoltura, che segnalano quanti con la propria attività professionale o imprenditoriale abbiano contribuito e sostenuto il progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e del proprio Paese.


“Marco Carpineti è stato premiato per la sua costante ricerca della qualità – ha spiegato l’Assessore all’Agricoltura della
Regione Lazio, Sonia Ricci – un percorso incentrato soprattutto sull’attenzione alla vigna, in una visione più ampia dell’ambiente. Dalla scelta di coltivare vitigni sconosciuti all’adozione dei metodi di produzione biologica, fino al recente arrivo in azienda di due nuovi collaboratori. Due cavalli di razza italiana allevati per lavorare nei campi. Il loro utilizzo al posto del trattore è a completo beneficio del terreno e delle piante che così potranno dare un frutto di grandissima qualità. L’azienda di Cori rappresenta un esempio della grande vitalità della viticoltura del Lazio impegnata per la crescita costante della qualità e della genuinità del prodotto senza mai dimenticare la tradizione e il territorio”.

“Diserbanti, concimi chimici e prodotti di sintesi non trovano asilo nella tenuta di Marco Carpineti, garanzia per i consumatori di vini di qualità in senso assoluto – si legge sul sito dell’azienda agricola, il cui motto è «andare avanti guardando il passato» – La scommessa, che si sta dimostrando vincente, punta su alcuni vitigni sconosciuti, che solo questo territorio ha conservato come un tesoro nascosto. Vitigni a bacca bianca da sempre coltivati sono il Bellone, l’Arciprete Bianco (biotipo del Bellone) e due varietà di uva Greco, dette in loco Moro e Giallo, quasi scomparse nel territorio. Quelli a bacca rossa sono il Nero buono di Cori, il Montepulciano e il Cesanese. Curati da professionisti scrupolosi, i vigneti con esposizione sud sud-ovest si sviluppano in località Capolemole, Pezze di Ninfa e Valli San Pietro”.