Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, oggi gli interrogatori

immigrati4Sono stati interrogati questa mattina, dal giudice per le indagini preliminari Nicola Iansiti, i due coniugi e il cittadino indiano arrestati la scorsa settimana con l’accusa di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Difesi dall’avvocato Amleto Coronella i tre si sono professati innocenti e hanno così respinto ogni accusa. Secondo quanto dichiarato davanti al gip la coppia non avrebbe estorto denaro ai suoi dipendenti, ma le somme sarebbero state loro dovute quale restituzione di un prestito necessario a pagare la sanatoria. I cittadini stranieri che vengono in Italia con un permesso stagionale infatti, una volta scaduto il permesso devono tornare nel loro paese e richiedere la sanatoria per poter tornare di nuovo nella penisola italiana. Una parte di questa somma sarebbe stata scalata dagli stipendi degli stranieri e una parte recuperata. Il cittadino di origini indiane invece ha detto di aver eseguito soltanto i compiti che gli venivano assegnati, vale a dire andare a prendere i suoi connazionali all’aeroporto e portarli a Sabaudia e di non sapere niente delle accuse.

Alla polizia gli immigrati avrebbero detto anche che i coniugi avrebbero sequestrato i loro documenti e che per riaverli avevano dovuto pagare altro denaro. Durante la perquisizione però nessun documento sarebbe stato trovato.


La squadra mobile di Latina li aveva arrestati in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip Iansiti, su richiesta del sostituto procuratore Marco Giancristofaro.

Aman Deep Singh, cittadino indiano, di 36 anni, da tempo residente in Italia, Antonio Villacara, 38 anni, e sua moglie Loriana Crociara, di 33 anni, tutti agli arresti domiciliari, sono accusati di aver estorto denaro ad alcuni cittadini indiani favorendone l’ingresso e la permanenza sul territorio italiano. Dalle indagini è emerso che le vittime, tutti cittadini extracomunitari formalmente assunti presso la ditta dei coniugi arrestati, sarebbero giunte in Italia clandestinamente dopo aver pagato 7mila euro. Una volta nel nostro paese, marito e moglie, titolari di un’azienda agricola a Sabaudia, avrebbero chiesto loro altri 4mila euro per regolarizzarne la posizione presso lo sportello unico per l’immigrazione.