Terracina, la casa ‘intelligente’ affondata dalla burocrazia. L’attesa infinita di due cittadini

Casa domoticaQuando incontriamo Assunta per la prima volta è un fascio di nervi. Si tocca continuamente il bordo delle maniche del maglione e ci ripete tante volte che lei è un tipo riservato, che mai si sarebbe sognata di mettere in piazza i suoi fatti privati ma che si è convinta a farlo, anzi, è stata costretta per la vicenda assurda nella quale è finita lei e tutta la sua famiglia.

La loro casa: di questo si tratta, del loro sogno di avere un’abitazione in cui soprattutto il marito Fabio, paraplegico da 14 anni per colpa di un incidente con la motocicletta, possa vivere in maniera il più possibile ‘normale’.


La casa di Assunta e Fabio non è, anzi, non dovrebbe essere come tutte le altre. Si tratta di una casa ‘domotica’, una casa energetica – passiva, completamente in legno (cantiere a secco, senza cemento), con pannelli fotovoltaici, pannelli solari, illuminazione a led, completamente accessibile ai disabili, con il riutilizzo acqua piovana. In breve, una casa particolare e forse unica nel Lazio.

“Ma l’amministrazione comunale di Terracina pare completamente disinteressata a questi particolari”, dice Assunta. Eh sì perché in questa storia il Comune gioca un ruolo tutt’altro che secondario.

“Mio marito a seguito di un incidente stradale ha riportato una paraplegia- ci racconta Assunta- A causa delle sue condizioni scegliamo di acquistare un terreno con una casa a piano terra, vecchia e pericolante. Presentiamo al Comune l’iter per procedere alla realizzazione di una nuova abitazione e da qui ha inizio il nostro calvario”.Casa domotica1

“Dal 2006 ogni motivo è stato buono per ostacolarci in questo nostro progetto. Forse perchè non c’è speculazione edilizia, forse perchè è davvero tutto regolare, ma a oggi, nonostante siamo nel perfetto diritto, ancora si ostinano ad ostacolarci”. Eppure in cambio della realizzazione di una certa cubatura, loro avrebbero ceduto gratuitamente al Comune una certa area del terreno per la realizzazione, a carico di Assunta e Fabio, di una biblioteca. Nemmeno questo è bastato.

Negli ultimi otto anni Fabio e Assunta hanno acquisito tutti i pareri possibili e immaginabili per avviare i lavori della casa. Hanno sborsato fior di soldi, circa 40 mila euro già soltanto per oneri concessori e di urbanizzazione. Ma dopo i primi anni in cui tutto era sembrato filare liscio, dal Comune iniziano i primi divieti, i primi ostacoli, i primi intoppi che diventano sempre di più tanto che, a oggi, di quella casa domotica non esiste ancora nemmeno un metro quadrato; Assunta e Fabio vivono in condizioni pietose tanto da vergognarsi di invitare qualcuno a trovarli; un continuo viaggiare tra piazza Municipio e la Regione, sempre per sentirsi dire che è tutto a posto fino al giorno prima di avviare il lavori.

Recentemente c’è stato un altro confronto con amministrazione comunale e regionale, a Roma:

“Il 1° aprile 2014 l’assessorato della Regione Lazio organizza un incontro tra le parti nel tentativo di risolvere definitivamente la questione. Esistevano ed esistono concretamente i presupposti che porterebbero alla soluzione.

terracina_comune8Credevo finalmente di aver risolto il mio problema-continua Assunta- Purtroppo si è vissuta la solita farsa, l’ennesima presa in giro. Il tentativo di risolvere il problema, da parte dell’amministrazione altro non era che una forzatura nei nostri confronti. Dopo due ore di proposte e controproposte, chiarimenti, precisazioni, sembrava si fosse alla conclusione, ma nel momento in cui abbiamo chiesto ovviamente di metterlo scritto a verbale, il sindaco ha detto si poteva fare solo con una stretta di mano. Evviva la legalità!”.

“Un’amministrazione comunale che se ne frega delle persone, che calpesta le norme e le procedure. Certamente farò ricorso al TAR. Ma questo per me significherà aspettare ancora mesi e mesi!”.

Assunta e Fabio sono stanchi, stanno meditando di vendere quello che hanno e di comprare un’altra casa altrove, abbandonando per sempre il loro sogno. Ma poi le ci ripensa, tira fuori la grinta che, nonostante tutto, ha ancora ed esclama: “Ma perché dobbiamo rinunciare per colpa di qualcosa che nemmeno noi riusciamo a capire?”. Forse dovrebbero chiederlo a qualcun altro.