Sabaudia, consulta femminile: la replica al Pd

La consulta femminile
La consulta femminile

Non è tardata ad arrivare la replica del presidente della consulta femminile di Sabaudia, Rita De Stefano, all’intervento del vice segretario del Partito Democratico Serena Trenta. Punto per punto, la De Stefano chiarisce quello che non torna ai democratici fermo restando che resta ancora un incontro in sospeso ovvero quello richiesto dalla Trenta alla consulta. Leggiamo e pubblichiamo l’intervento pubblicato sul web da Rita De Stefano.

“Mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni rispetto ad alcune affermazioni e considerazioni fatte.La Consulta è un “organismo consultivo e propositivo” costituito, come previsto dal regolamento approvato con deliberazione del C.C. n. 07 del 30/01/2012, dalla componente femminile, assessori e consigliere, dell’attuale Amministrazione Comunale e dalle rappresentanti delle associazioni del territorio a prevalente composizione femminile (requisito fondamentale – art. 3 del regolamento) che abbiano formalmente richiesto di farne parte. Il regolamento prevede all’art. 7 – Incarichi e responsabilità – che il ‘Presidente e il Vice Presidente non possono ricoprire ruoli politico-amministrativi’. Ritengo che questo elemento possa fornire adeguate rassicurazioni sul fatto che la partecipazione di assessori e consigliere non possa di fatto togliere autonomia all’azione della Consulta. Di contro, sono profondamente convinta che la presenza della componente femminile dell’organo di governo all’interno della Consulta sia fondamentale per far si che la Consulta possa svolgere una reale funzione di raccordo tra le associazioni del territorio e l’amministrazione comunale facilitandone il dialogo”.


Il Pd aveva infatti fatto notare come la componente politica nella consulta rispetto alle esponenti dell’amministrazione comunale che ne fanno parte, non fosse proprio ottimale soprattutto in termini di autonomia nelle scelte. Per la presidente della consulta vale invece il contrario, le donne in politica sarebbero una sorta di valore aggiunto. Comunque la nota prosegue: “In sintesi, quindi, penso che la proposta della signora Serena Trenta secondo la quale le componenti dell’Amministrazione debbano far parte della Consulta come ‘membri di diritto’ ma senza voto, faccia perdere all’organismo la sua istituzionalità trasformandolo di fatto in un’ Associazione di Associazioni riducendone conseguentemente potenzialità ed incisività di rappresentanza. La peculiarità della Consulta è costituita proprio dal confronto diretto e costante del mondo dell’associazionismo con gli organismi istituzionali per favorire il coinvolgimento e la partecipazione attiva e consapevole di tutte le donne di Sabaudia alla vita sociale e culturale della nostra città. Accogliendo fin da adesso con grande piacere ed entusiasmo la proposta di un prossimo incontro con la componente femminile del PD di Sabaudia, vorrei assicurare la Signora Trenta che nonostante la Consulta Femminile sia stata fortemente voluta da un assessore espressione politica dell’attuale maggioranza di governo e che duri in carica per un periodo pari al mandato di questo Consiglio comunale, essa è un organismo autonomo apartitico e apolitico” Una spiegazione è comunque arrivata ma la domanda è: sarà sufficiente per il Pd?