Discarica di Borgo Montello, risultati inquietanti dalle indagini del consulente del Tribunale

discarica montello2Il consulente tecnico del Tribunale di Latina Tomaso Munari ha presentato ieri, nell’ambito dell’udienza preliminare relativa agli indagati Bruno Landi, Vincenzo Rondoni e Nicola Colucci, accusati di essere i responsabili dell’inquinamento della discarica di Borgo Montello, un bilancio delle attività svolte e dei sopralluoghi effettuati.

Nel documento vengono individuate criticità relative all’intervento di bonifica delle discariche S1, S2 e S3, per la quale era stato presentato un progetto della Ecoambiente terminato nel 2012. L’ingegnere di Genova ha chiesto una nuova proroga per la perizia, concessa dal giudice per le indagini preliminari Guido Marcelli che ha rinviato al prossimo 29 ottobre. In aula oltre agli imputati anche le parti civili: Legambiente Lazio assistita dall’avvocato Luigi Di Mambro, i residenti assistiti dall’avvocato Stefano Noal e i legali della Regione Lazio parte lesa nel procedimento.


Le prime risultanze del lavoro condotto dal perito sono però inquietanti. Munari riprende le precedenti indagini effettuate sul sito dalle quali risulterebbe che l’invaso S0 sia stato realizzato senza impermealizzazione sia sulle pareti laterali che sul fondo e che altrettanto varrebbe per l’invaso S1, e conferma come da circa trent’anni siano state realizzate discariche per la deposizione dei rifiuti urbani senza l’adozione di idonei accorgimenti per scongiurare la contaminazione delle acque (soprattutto relativamente agli invasi S0, S1 e S2). Da qui il progetto di bonifica presentato da Ecoambiente nel 1998.

fusti_borgo_montelloConfermato l’inquinamento delle falde però, fa alcuni passi avanti e analizza tutte le criticità che non gli avrebbero permesso di capire se la contaminazione delle acque sia riconducibile a negligenze o imperizia o comunque responsabilità della Ecoambiente nella realizzazione delle opere nei siti che ha o ha avuto in questione o a periodi precedenti.

Per quanto riguarda gli invasi S1, S2 e S3, il perito chiarisce come il progetto originale sia stato modificato in corso d’opera senza aver contestualmente previsto una verifica in fase di collaudo della tenuta idraulica di questa nuova soluzione.

L’ingegnere lamenta anche l’impiego di piezometri (che servono a monitorare le acque sotterranee) incapaci di svolgere la loro funzione perché avrebbero misurato, così come utilizzati, solo la zona più profonda e quindi meno contaminata del corso d’acqua. Secondo il perito “la inusuale scelta realizzativa e di campionamento oltre ad essere difforme alle norme di buona tecnica appare in contrasto con le modalità costruttive riportate nel piano di monitoraggio idrogeologico finalizzato al collaudo ambientale redatto da Arpa Lazio nel 2004”. Le prescrizioni relative ai piezometri, in particolare, non sarebbero state osservate.