Violenza di gruppo all’Acciarella, il ‘giallo’ del dna

violenza_sessuale_abusi_2Dallo stupro al giallo, dal fattaccio di cronaca “risolto” in poche ore al mistero fitto su quanto accaduto una notte di maggio in un casolare all’Acciarella. La violenza sessuale denunciata da una 43enne di Nettuno, che due mesi fa portò subito all’arresto di tre tunisini, è diventata un rebus: le analisi sul Dna hanno escluso al momento che gli autori del presunto stupro siano gli attuali indagati. E i tre maghrebini sperano di tornare in libertà.

La 43enne denunciò di aver trovato riparo, dopo essersi allontanata da casa, in un casolare nelle campagne dell’Acciarella, di aver cenato insieme ad alcuni stranieri e di essere stata poi catapultata in un incubo. La donna raccontò agli investigatori di aver bevuto molto, incitata dagli extracomunitari che erano con lei e, quando era ormai debole, di essere stata stuprata. La presunta vittima precisò di essere stata costretta a inginocchiarsi, presa per i capelli, graffiata sul volto e appunto violentata a turno da tre tunisini. La Mobile, ricevuta una segnalazione dal 118, intervenne subito all’Acciarella e nel giro di breve tempo arrestò Mansour Khardani, Lassad e Faouzi Aouichaoui, di 31, 34 e 38 anni. Gli investigatori riferirono di aver raccolto “prove inequivocabili” a carico dei tre tunisini e di essere impegnati in altri accertamenti, per verificare l’eventuale coinvolgimento di altri uomini ai quali aveva fatto cenno la 43enne.


Il sostituto procuratore Maria Eleonora Tortora ha poi deciso di far comparare il Dna degli indagati con quello della vittima e affidato l’incarico al biologo Giacomo D’Agostaro. Il sostituto ha inoltre chiesto al gip di ascoltare nelle forme dell’incidente probatorio, per poi far entrare quelle dichiarazioni direttamente come prove nell’eventuale processo, la presunta vittima. Proprio la comparazione tra il Dna degli indagati e quello recuperato con tamponi vaginali ha complicato le indagini. Non c’è corrispondenza. La presunta vittima però ha continuato a ripetere di essere stata violentata da tutti i tre arrestati e anche da altri. Hanno utilizzato qualche protezione? Il sostituto Tortora non ha ricevuto su tale aspetto certezze dalla vittima e ha ora disposto la comparazione del Dna su altri tamponi, visto che la 43enne ha denunciato di essere stata costretta anche a pratiche umilianti. I tre tunisini, difesi dall’avvocato Alessandro Farau, attendono intanto che il gip Nicola Iansiti si pronunci sulla loro richiesta di scarcerazione.

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