Omicidio Vaccaro, le motivazioni della Corte d’Assise d’Appello

*La vittima Matteo Vaccaro*
*La vittima Matteo Vaccaro*

Sono state depositate martedì scorso le motivazioni della sentenza della Corte d’Assise di Appello di Roma relativa all’omicidio di Matteo Vaccaro. Trentasei pagine per ricostruire la dinamica dei fatti di quella tragica notte del 31 gennaio 2011 al parco Europa, a Latina e il ruolo di tutti e sei gli imputati. La Corte il 26 giugno scorso aveva condannato Marroni a 16 anni di reclusione. D’Antonio a quindici anni e sei mesi e Toselli, Roma, Ciaravino e Peruzzi a 3 anni, 4 mesi e 20 giorni di reclusione, riducendo di molto le condanne della Corte d’Assise del Tribunale di Latina.

Secondo la Corte esaminati gli atti gli unici punti controversi riguardano il ruolo di Marroni possessore di un’arma riconducibile a D’Antonio e la consapevolezza dell’arma in capo agli altri quattro imputati. Non è provato che Toselli, Roma, Peruzzi e Ciaravino si recarono allo scontro consapevoli della presenza di un’arma. Per questo sono stati assolti dai reati in materia di armi e condannati per il reato di morte come conseguenza di altro reato. Marroni e D’Antonio rispondono invece dell’omicidio e D’Antoni in particolare è considerato l’organizzatore della spedizione. A Marroni e D’Antonio vengono riconosciute le attenuanti generiche relative alla giovane età e per il fatto che entrambi fossero incensurati.


“Questa sentenza – ha commentato l’avvocato di Ciaravino Francesco Vasaturo – per alcuni presupposti, inizia a fare chiaramente luce sull’esatta dinamica di quanto accaduto quella nefasta notte del gennaio 2011. Innanzitutto, fotografa esattamente il ruolo e la personalità dei fratelli Vaccaro, animati dalla necessità di un “regolamento di conti”, portando con sé mazze e pistola scacciacani; da qui la necessità di insistere per un incontro in un luogo da loro ben conosciuto, confortati dalla presenza di un gruppo di amici che avevano nel frattempo radunato quella sera. Per tale motivo, la Corte di Assise di Appello ha ritenuto di escludere in capo agli imputati la circostanza aggravante della “minorata difesa”, non sussistendone i presupposti, nel momento in cui gli stessi Vaccaro avevano determinato l’incontro, in un luogo, peraltro, ben illuminato e dagli stessi conosciuto. Del resto, la Corte di Assise di Appello ha anche accertato che – innanzi alla Corte di Assise di Latina – Valerio Vaccaro ha reso una falsa testimonianza.

lettura sentenza omicidio vaccaroMa, la circostanza dirimente è la motivazione che ha escluso una responsabilità nel concorso nell’omicidio da parte di Matteo Ciaravino, unitamente a Toselli, Roma e Peruzzi: la Corte di Assise di Appello ha confermato, infatti, che – pur utilizzabili le dichiarazioni di Marroni subito rese dopo il fermo di quella notte – non vi è alcuna certezza che questi sapessero che lui fosse armato. Hanno accompagnato Marroni e D’Antonio a quell’incontro, senza poter supporre la tragedia che sarebbe accaduta. Ma il plauso per il ragionamento fatto dai giudici della Corte di Assise di Appello, contrasta con l’amarezza di questo difensore, che si sarebbe aspettato come – nel momento in cui è stato accertato che Ciaravino non fosse a conoscenza che Marroni fosse armato – il proprio assistito andasse necessariamente assolto, non potendo ipotizzare che risponda della morte di Matteo Vaccaro quale conseguenza del reato di minaccia aggravata. E’ una tesi inverosimile che costringe ad un ricorso in Cassazione, per accertare l’assoluta estraneità al delitto contestato da parte di Matteo Ciaravino e, di conseguenza, degli altri coimputati. E’ una sentenza “pilatesca” che vuole risolvere in questo modo i tre anni, quattro mesi e ventisei giorni in cui Matteo Ciaravino è stato in carcere per un reato che – a questo punto – non ha commesso. Non è un caso che la pena sia esattamente quanto, nella durata, pari al periodo sofferto in carcere. In parole semplici, la Cassazione dovrà accertare che il ruolo di Matteo Ciaravino, così come quello degli altri coimputati pure immediatamente scarcerati, sia lo stesso di tutti gli amici di Matteo e Valerio Vaccaro che quella sera li hanno accompagnati. Non colpevoli gli uni, perché non colpevoli gli altri”.

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