Cosa c’entra il fascicolo numero 20 dell’indagine del sostituto Procuratore della Repubblica di Latina Giuseppe Miliano, circa l’ipotesi di associazione a delinquere al Comune di Formia, ribattezzata “Sistema Formia”, con il pericolo di crollo di una intera palazzina? Bisogna fare un passo indietro e tornare al 12 gennaio del 2013 quando l’edificio ubicato al civico 9 di via Santa Maria La Noce, fu riconosciuto dopo apposita perizia a rischio crollo, così da mettere a repentaglio la vita di almeno tre famiglie e un’attività commerciale di parrucchiera. Una valutazione che suggerì ai vigili del fuoco intervenuti sul posto, di disporne l’immediata evacuazione. Così il traffico ferroviario fu momentaneamente bloccato, e le persone interessate dallo sgombero, furono alloggiate in alberghi della città a spese del Comune. Ma quel 12 gennaio 2013, sul posto, intervennero per verificare quanto stesse avvenendo, oltre ai vigili del fuoco, anche uomini del commissariato di Polizia di Formia, il tecnico comunale architetto Buffolino, la polizia locale di Formia, il tecnico comunale per i dissesti statici in atto l’ingegner Rocco Scipione, la Polfer di Formia, i tecnici di Acqualatina e un funzioario tecnico da Latina.
Eppoi c’era anche Benedetto Assaiante che, oltre ad essere vicesindaco di Formia e assessore all’urbanistica del Comune, era anche parte in causa visto che la proprietà della palazzina appartiene a Luigi (nudo proprietario) e Salvatore (usufruttuario) Assaiante, che dell’attuale capo di gabinetto del sindaco Sandro Bartolomeo, sono fratello e padre.
Inizialmente l’ipotesi ufficiale, salvo ulteriori accertamenti da condursi in seguito con apposite strumentazioni, fu di cedimento strutturale causato da possibili infiltrazioni d’acqua della condotta. E forse aggravate anche dalle vibrazioni della vicinissima tratta ferroviaria che, addirittura, si pensò potesse essere investita da eventuali crolli. Insomma una situazione molto delicata, anche perchè dal verbale dei vigili del fuoco emerge come siano coinvolte dal cedimento le fondamenta, i pilastri e i muri portanti della palazzina, tanto da aver provocato un “vistoso assestamento di terreno” con ripercussioni evidenti anche “sullo spigolo di un altro fabbricato”.
Tuttavia un esposto anonimo di alcuni residenti del quartiere Castellone, autoproclamatisi “onesti”, così si firmano nell’esposto, viene inviato il 9 febbraio successivo al comando dei carabinieri di Formia. E contestualmente anche al sostituto Miliano titolare dell’indagine che sta scuotendo il Comune di Formia. Nella missiva si precisa come a gravare sulla stabilità della palazzina che un mese prima è stata evacuata, più che le infiltrazioni, ci sia una struttura abusiva in muratura realizzata in cima all’edificio. Ricordando, inoltre, come: ” … invece di dare la colpa ad Acqualatina … forse perché coperta da polizza assicurativa!!! Tutto questo perché la palazzina è di proprietà del vicesindaco Assaiante Benedetto assessore all’urbanistica?”.
A seguito di questa segnalazione anonima, che rimette in discussione tutta la vicenda relativa alle cause che portano al cedimento strutturale, i militari dell’Arma decidono di effettuare allora, tre giorni dopo, il 12 febbraio, un sopralluogo presso l’edificio, nel corso del quale immortalano parte della struttura denunciata come abusiva. Passa un solo giorno e il 13 febbraio il Comune di Formia dà mandato al geometra Sergio Spinosa e al tenente del comando di polizia locale Luigi D’Elia di effettuare un accertamento, proprio a seguito dell’esposto pervenuto pochi giorni prima anche al dirigente dell’ufficio tecnico. Nel verbale di accertamento si riporta l’assenza di lavori in corso e la parziale rimozione di una pre-esistente tettoia di 21 metri quadrati e realizzata in muraletti di legno e compensato con guaina. Tutto testimoniato da documentazione fotografica.
Ancora dieci giorni e, il 21 gennaio, i carabinieri stendono nuovo verbale dopo essere tornati sul posto e aver appurato lo smontaggio parziale della struttura in muratura oggetto dell’abuso. Per questo motivo sono stati indagati per il reato di abuso d’ufficio in concorso tra loro l’ex vicesindaco Benedetto Assaiante, il geometra Sergio Spinosa e il tenente Luigi D’Elia. Oltre che Tofik Kolici, in qualità di conduttore dell’immobile di proprietà di Luigi e Salvatore Assaiante. Mentre i primi tre per non aver adottato tutti i provvedimenti previsti nell’ambito dell’abuso dei familiari dell’ex vicesindaco e consentendo la rimozione della struttura mentre l’edificio era vincolato da una ordinanza di sgombero.
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