Formia, la via dell’amianto Mola: dopo l’ennesimo decesso i residenti vogliono la verità

OLYMPUS DIGITAL CAMERAL’ultimo, il 50enne Paolo, deceduto alcuni giorni fa, dopo un paio di anni di agonia per un tumore al cervello, è solo l’ennesimo di una lunga serie che forse non è destinata a finire. Perché nel quartiere di Mola a Formia, di ammalati di tumore, stando alle testimonianze dei residenti, ce ne sono attualmente almeno altri tre. E prima di Paolo un’altra donna è morta a causa di un tumore alcuni mesi fa.

formia comune slideCosì quello che sembra un bollettino di guerra, con almeno dieci decessi negli ultimi dieci anni, deve avere una spiegazione. Un domanda alla quale cercano risposta i residenti, che stanno raccogliendo le firme dell’intero quartiere per chiamare in causa il sindaco di Formia, il Prefetto di Latina, l’Asl e ad altri organismi competenti a fine di avere le necessarie rassicurazioni sulla salute pubblica.


"Lo striscione con la frase 'Liberaci dall'amianto' esposto su un balcone del quartiere di Mola"
“Lo striscione con la frase ‘Liberaci dall’amianto’ esposto su un balcone del quartiere di Mola”

A questo proposito, inoltre, solo poche settimane fa è arrivato un altro esposto alla procura della Repubblica di Cassino. Vogliono sapere perché nel borgo di Mola si muore di tumore, così spesso. Vogliono sapere se esiste un nesso di causa tra le morti e la presenza di eternit disseminato in vari punti del quartiere e in un raggio così ridotto. L’Eternit, lo ha stabilito una recente sentenza del tribunale di Torino, è mortale. Anzi, è cancerogeno, cioè provoca il cancro. Certo, specie mesoteliomi, ma anche sotto altre forme, e allora nulla è da escludere.

"La tettoia in eternit dell'ex ristorante la Taverna di Mola"
“La tettoia in eternit dell’ex ristorante la Taverna di Mola”

Sta di fatto che insistono da interi decenni numerose lastre di cemento-amianto, alcune lesionate, e ancora oggi oggetto di cause e processi. Dalla copertura dell’ex ristorante La Taverna di Mola, oggetto di sequestro della Polizia Provinciale, alla copertura di un intero edificio, che affaccia proprio su via Abate Tosti, una multiproprietà diroccata. C’era poi un’altra piccola tettoia, all’interno di una ridotta proprietà privata, appartenente a un uomo di Ponza. Grazie a una ordinanza comunale l’uomo ha dovuto rimuovere e smaltire l’eternit, e ricostruire la copertura.

La tettoia in eternit della multiproprietà in via Abate Tosti
La tettoia in eternit della multiproprietà in via Abate Tosti

Per le altre due ben più grandi lastre, nulla da fare, eppure le ordinanze ci sono, dell’aprile 2013, che intimano bonifiche mai effettuate, per il sopraggiungere di procedimenti giudiziari in atto. Eppure la gente continua a morire e ora i familiari e altri residenti vogliono sapere se l’incidenza tumorale e fuori media e soprattutto se è da ascriversi alla massiccia presenza di eternit.