“Pendolari ostaggi dei disservizi delle Ferrovie dello Stato”, il rapporto Pendolaria

Mercoledì 7 gennaio, il treno regionale n.2407 partito dalla stazione Termini alle ore 18.36, è giunto alla stazione di Formia alle ore 22.00 circa, cioè con oltre due ore di ritardo, pare a causa di un guasto ad uno scambio tra le stazioni di Priverno – Fossanova e Monte San Biagio. Anche i treni successivi hanno di conseguenza accumulato un pesantissimo ritardo. Alcuni sono stati addirittura soppressi.

Venerdì 9 gennaio, il treno regionale n.2411 , che normalmente parte dalla stazione Termini delle ore 20.56, è partito alle ore 21.36. E’ arrivato alla stazione di Formia intorno alle ore 23.30 circa, invece che alle ore 22.26, accumulando cioè oltre un’ora di ritardo. Nessuna giustificazione è stata comunicata ai passeggeri per il grave ritardo”.


Lo segnala il Circolo “Enzo Simeone”, partito della Rifondazione Comunista che considera: “Entrambi viaggiano quotidianamente sovraffollati fino all’inverosimile, in quanto usati dai numerosi pendolari per fare rientro a casa, dopo aver trascorso nei centri maggiori una faticosa giornata di lavoro.

Una situazione, quella del trasporto ferroviario regionale, che si caratterizza perlopiù da treni affollati, lenti, sporchi, spesso in ritardo, treni soppressi, guasti improvvisi, e molto spesso sporche, materiale vecchissimo, assistenza ridotta al lumicino, porte e finestre costantemente bloccate), maleodoranti, riscaldati poco o nulla d’inverno e rinfrescati zero d’estate, senza poi dimenticare il fatto che non si trova un gabinetto utilizzabile nemmeno a pagarlo oro.

D’altronde è lo specchio di quanto poco, e male, hanno fatto in questi anni la regione Lazio e i vari governi per offrire un servizio capace di venire in contro ai bisogni dei tantissimi pendolari, che ogni giorno utilizzano i treni per andare al lavoro, oppure semplicemente per spostarsi, facendo a meno dell’automobile.

Nel suo rapporto Pendolaria 2014, Legambiente segnala che “ad oggi complessivamente si possono stimare in Italia tagli pari al 6,5% nel servizio ferroviario regionale, con differenze tra le diverse regioni ma dentro un quadro in cui diventa ogni giorno più difficile salire su un treno, senza doversi lamentare”.

A rendere evidente la situazione sempre più complicata che vivono i pendolari sono i tagli realizzati nelle diverse parti del paese, con la riduzione del numero di treni lungo le linee, a cui si è accompagnato in quasi tutte le regioni italiane un aumento delle tariffe.

Nel Lazio nel periodo 2010-2014 il totale dei tagli ai servizi è stato del 3.7%, a fronte di un aumento del 15% delle tariffe. L’ultimo sostanzioso aumento , in ordine di tempo, è stato quello del BIRG (fascia 7) da 10.50 euro a 14.00 euro, approvato dall’allora giunta Polverini.

Nel solo 2014 la Regione Lazio ha stanziato 0 euro per il miglioramento del servizio, e solo 35milioni di euro per il materiale rotabile (pari allo 0.11% del bilancio regionale).

Numeri che gridano vendetta considerando che il Lazio è la seconda regione italiana per numero di pendolari (sono 540mila).

Vorremmo pertanto capire quali sono le vere intenzioni dell’attuale classe politica laziale, che non riesce andare al di là dei soliti slogan trionfalistici, che promettono investimenti e miglioramenti, quando invece la drammatica realtà, con tutte le sue inefficienze, è sotto gli occhi di tutti.

Un’infinità di disservizi che rendono la vita dei pendolari un inferno, veri e propri carri bestiame che si muovono alla volta dei centri maggiori, senza nemmeno che venga garantito il rispetto delle più elementari regole di sicurezza. O almeno è quello che pare guardandosi intorno.

La situazione diventa sempre più insostenibile e tutto viene lasciato nelle mani della “dea bendata”. Tanto poi tutto viene liquidato con un banale “scusate per il disagio”.

Eppure nel 2012 l’allora amministratore delegato delle ferrovie dello stato, Mauro Moretti, ebbe il coraggio di dire che i pendolari avrebbero dovuto pagare il doppio.

La verità è che, in questi ultimi anni, si sono pesi miliari di euro per l’alta velocità (dove viaggiano i treni dei ricchi) e si è lasciato in completo abbandono la rete ferroviaria tradizionale (dove invece viaggiano i treni dei poveri).

Ed andrà sempre peggio, perché i pendolari sono ormai considerati “cittadini di serie B””.