Pellicce, il capo femminile più lussuoso si svende

Manifestazione contro l'utilizzo di pellicce ottenute dall'uccisione di animali (foto Marco Massa)

Il regista francese Roman Polanski, premio Oscar nel 2003 come miglior regista de Il pianista, lo aveva intuito con un anno di anticipo, tanto da dedicarle perfino il titolo di un suo celebre film Venere in pelliccia diretto nel 2013: la pelliccia sarebbe ritornata come fedele alleata delle donne.

Una scena tratta dal film "Venere in pelliccia"
Una scena tratta dal film “Venere in pelliccia”

Sono sensualità e raffinatezza, da sempre ricercate abilmente dalle piccole cacciatrici di must have, i giusti sinonimi di questo capo che possiede radici antiche nella società. Infatti, si perde nell’oralità del mito tramandato nei secoli, la storia del vello d’oro rubato da Giasone con l’aiuto di Medea, importante trofeo per le sue capacità magiche guaritrici. E come dimenticare il primordiale gesto degli antenati che con le pellicce degli animali catturati tentavano di alleviare il freddo.


Da capo di “prima necessità” ad accessorio nel guardaroba femminile. Insomma, che siano pellicce vere o ecologiche, l’importante è averle e indossarle. Di giorno con degli stivaletti e un cappello stile borsalino o di sera lasciando intravedere un tubino nero abbinato a un paio di tacchi, nel 2014 appena conclusosi tutte le donne hanno sfoggiato peli nella parte superiore.

Marco Massa
Manifestazione contro l’utilizzo di pellicce ottenute dall’uccisione di animali (foto Marco Massa)

Tant’è che è bastato vedere i look presentati in passerella dai più noti stilisti italiani e ritrovarsi nell’effetto crisi inarrestabile sul paese italiano per far nascere e sviluppare nel breve periodo di un anno l’usanza del “compra-pelliccia”. Semplice e pratico come recarsi dall’orafo di fiducia per smaltire i vecchi gioielli, solo che ad accogliere le donne stufe del vero pelo, sono magazzini o stand in cui poter cedere la propria pelliccia prelevata direttamente dall’armadio.

C’è anche chi è talmente contro allo spreco delle pellicce da vietarle nel suo locale. Non a caso lo scorso marzo fece il giro del mondo la notizia che riguardava il Mahiki, la discoteca più cool di Londra, e il suo proprietario che aveva proibito l’accesso a tutti i clienti con pelliccia al seguito, indipendentemente dal loro status sociale.

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Immagine tratta da una nota campagna pubblicitaria nazionale

Uniti nella lotta contro l’uccisione per il semplice appagamento del lusso sono gli animalisti, a cui si aggiunse nel 2011 Elisabetta Canalis con la campagna “Meglio nudi che in pelliccia” supportata da un video sexy in cui metteva in mostra il suo statuario corpo per Peta, l’organizzazione no profit a sostegno dei diritti animali.

E’ ancora Peta a diffondere che sono 200 milioni gli animali che ogni anno sono indossati nel mondo perché vengono uccisi negli allevamenti o catturati allo stato selvatico con le trappole e che infilarsi una pelliccia é come indossare 240 ermellini, 180 scoiattoli, 60 visoni o 24 volpi.

Perfino la Walt Disney ha aderito alla campagna “No alle pellicce!”, grazie alle scioccanti illustrazioni di San Hoax che vedono protagonisti gli animali più amati dai bambini scuoiati vivi.

Eppure la generazione degli Anni ’60 è cresciuta a suon di frame del film La carica dei 101, e la sua commovente storia è ben nota. Voi con chi vi schierate: dalla parte del compositore Rudy Radcliff o della cattiva ma super fashion Crudelia De Mon?