Omicidio Cerro, ritorna la pista sepolta. La figlia della vittima: “Minacciata prima di morire”

*L'entrata della palazzina del delitto*
*La vittima*
*La vittima*

Un altro possibile mandante e due marocchini “fantasma”. Colpo di scena nel processo per l’omicidio di Silvana Cerro, la 56enne originaria di Pontecorvo uccisa a Fondi, nella propria abitazione di via Pascoli, il 20 novembre 2013 al culmine di quella che venne inquadrata come una rapina finita male.

Nel corso dell’udienza di martedì davanti la Corte di Assise di Latina, presieduta da Pierfrancesco De Angelis, Megan, la figlia minorenne della vittima, ha infatti fornito particolari che potrebbero far tornare a nuova vita una pista investigativa a suo tempo abbandonata. Pista che, trovasse conferma, porterebbe a scagionare i due attuali imputati, il 44enne marocchino Achour Taleb ed il 58enne fondano Salvatore Guglietta: il primo, difeso dall’avvocato Gugliemo Raso, è accusato dell’omicidio volontario della Cerro e della rapina aggravata ai danni dell’anziana Concetta Lauretti (padrona della palazzina del delitto, dove risiede, e madre di Guglietta); il secondo, difeso dall’avvocato Maurizio Forte, è accusato del solo reato di rapina aggravata.


Lo spiraglio, per loro, è rappresentato dalle dichiarazioni rese dalla 15enne Megan, i cui interessi sono tutelati da Maria Cristina Sepe, nel corso del controesame condotto dall’avvocato Raso, che ricalcano quelle a suo tempo fornite in sede di indagini preliminari. La giovane ha detto che, subito dopo il delitto, un’amica della madre le aveva confidato di aver saputo che la donna era stata minacciata tramite una lettera dal fratello di Salvatore Guglietta, Fabio, in quel periodo detenuto a Viterbo: pare che l’uomo, non indagato, in previsione del suo ritorno a casa volesse indurre la Cerro a lasciare la mansarda che la Lauretti le aveva fittato.

*Guglielmo Raso*
*Guglielmo Raso*

Ulteriore circostanza confermata dalla minore, tra le altre, quella di aver visto la Lauretti in compagnia di due marocchini amici di suo figlio Fabio: come appreso dalla stessa anziana, erano stati in carcere con lui e le portavano sue notizie. “Ha dichiarato di non essere in grado di riconoscere questi due uomini – ha spiegato Raso – tuttavia è chiaro e pacifico che nessuno dei due uomini visti in compagnia della Lauretti, amici di suo figlio Fabio, possa identificarsi con l’imputato Taleb, per il semplice motivo che quest’ultimo non è mai stato in carcere e non ha mai conosciuto Fabio Guglietta”.

Fatti che visti in un contesto unitario, e tenendo conto di alcune apparenti incongruenze nelle dichiarazioni della Lauretti, fanno propendere la difesa degli imputati per un’ipotesi alternativa rispetto l’omicidio: un altro mandante, altri esecutori mai individuati.

Il processo è stato rinviato al 7 luglio, quando, oltre a quella dei testi dell’accusa, si procederà all’escussione della donna che raccolse le confidenze della Cerro riguardo le minacce e, in qualità di parte offesa, della Lauretti.