Ossa umane a Fondi, ritorna la “Befana di sangue”: sono resti delle vittime del bombardamento del gennaio ’44

*La Sicaf dopo il bombardamento - foto Edizioni Confronto*

fondi bombardamento aggiornataDelle ossa umane riaffiorano durante lo scavo per un allaccio. Aprendo un giallo che si perde nelle pieghe del tempo, fino a riportare Fondi alla guerra. E a quella che venne battezzata la “Befana di sangue”: il bombardamento del 6 gennaio 1944 ad opera di dodici caccia Alleati, probabilmente il più devastante subìto dalla città in quegli anni.

Fondi, conserve, bombardamento Sicaf, foto Egidio Daniele
Fondi, conserve, bombardamento Sicaf, foto Egidio Daniele

Una tragica pagina della storia locale tornata casualmente d’attualità, grazie all’avventura imprenditoriale di alcuni ristoratori venuti dall’estremo oriente. I titolari di “Zenya”, locale a base di cibo cinese e giapponese inaugurato nei giorni scorsi nei pressi dell’incrocio di via Arnale Rosso.


In vista dell’apertura, l’11 giugno alcuni operai si erano messi al lavoro al suo esterno, lungo una delle due carreggiate della strada. Dovevano provvedere a un allaccio a servizio dell’attività, si sono dovuti fermare poco dopo aver bucato l’asfalto.

Arrivati a una profondità di circa 60 centimetri, si sono imbattuti in qualcosa di anomalo: un buon numero di ossa. Alcune intere, altre a pezzi. Che fossero umane, nessun dubbio. Si distinguevano facilmente anche dei femori. Scavi immediatamente sospesi, e tempestivo sopralluogo degli specialisti delegati dalla Soprintendenza per i Beni archeologici. Un esame esterno, rilievi fotografici. Accuratamente coperto il rinvenimento, un lungo lavoro d’archivio. Infine, l’invio di una dettagliata relazione. A inizio luglio, la certezza: nulla di rilevante dal punto di vista archeologico.

Lasciando spazio a quella che fino a prima, almeno formalmente, rimaneva una semplice ipotesi, seppur la più probabile: i resti – provenienti da più corpi, quanti è da capire – appartengono alle vittime del bombardamento avvenuto in quella drammatica Epifania del ’44. Vittime finora ignorate, forse soldati del Reich. La morte le ha colte mentre si trovavano nell’allora Sicaf, industria attiva nelle conserve di pomodori e carciofi: occupava l’area dove oggi è stato aperto il ristorante etnico e parte della carreggiata di via Arnale Rosso; al passaggio dei caccia, venne letteralmente rasa al suolo. Lo storico locale Geremia Iudicone, nel libro “Gli anni della guerra a Fondi”, racconta così la rapida fine della fabbrica. “Le truppe tedesche l’avevano requisita e se ne servivano, allorché (…) la polveriera che era stata impiantata dall’esercito italiano nei pressi fu colpita dalle bombe di aerei e scoppiò, provocando gravissimi danni in tutta la città e simultaneamente trentacinque morti tra la popolazione civile”. Un macabro, parziale bilancio lievitato a distanza di decenni.