Partite di poker truccate, arrestati un 42enne di Fondi e un ex Banda della Magliana

AGGIORNAMENTO – Al tavolo verde circondati dai bari. Da “er Caprotto”, a “Moscardino”. Partite di poker a prova di abilità e dea bendata, caratterizzate da mazzi truccati e vere e proprie messe in scena con tanto di “comparse”. Per sistematici imbrogli da centinaia di migliaia di euro, con vittime anche politici.

Almeno 300mila euro complessivi rastrellati solo dal luglio 2012 all’ottobre successivo, stando al quadro delineato dall’indagine che giovedì mattina ha fatto finire in manette, colpiti da ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari emesse dal Tribunale di Roma, tre giocatori e presunti truffatori organizzati in quella che è viene configurata come una vera e propria associazione a delinquere. Sodalizio in cui secondo gli accertamenti aveva un ruolo centrale un insospettabile pontino, il 42enne fondano Vincenzo Stamegna, a lungo gestore di un noto bar della Piana. Nell’inchiesta, dove è l’unico arrestato ma non il solo indagato di Fondi, Stamegna compare col nomignolo di “Moscardino” e, tra un’intercettazione telefonica e l’altra, viene definito dagli investigatori come l’“uomo di fiducia” del capo. Ovvero il 67enne pluripregiudicato romano Vincenzo De Angelis, meglio conosciuto come “er Caprotto”. Non un appassionato di carte e gioco d’azzardo qualunque, avendo in curriculum “trascorsi giudiziari anche quale componente della Banda della Magliana”, come sottolineato dalla guardia di finanza, che ha condotto le indagini nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Roma. Un leader incontrastato, De Angelis, che avvalendosi in primis della collaborazione del fidato Stamegna avrebbe messo in piedi un sistema collaudato. Riuscito in un’occasione anche all’estero.


Come nel più classico dei raggiri – secondo l’ipotesi investigativa, con una gravità indiziaria considerata grave – innanzitutto truccavano le carte: mazzetti prestabiliti servendosi di un sottile ago, o segnati con un inchiostro impercettibile se non al tatto. Poi, di volta in volta si preoccupavano degli “attori” protagonisti della sceneggiata di turno. Dal fedele mazziere, ai giocatori-gregari con compiti decisi a tavolino. “Comparse”, queste ultime, solitamente pagate a importo fisso e che si prestavano a vincere e a perdere in maniera prestabilita. Come la 55enne romana Brunella Conforti, destinataria insieme a De Angelis e Stamegna del mandato d’arresto. O come altri fondani finiti nell’inchiesta in qualità di indagati a piede libero. Tra i quali un 32enne incensurato che, oltre alla veste di giocatore-civetta, aveva – recita l’ordinanza di applicazione delle misure cautelari a carico del gruppo – un “ruolo fondamentale nella spartizione degli introiti illeciti, incassando spesso i titoli provento delle vincite sul proprio rapporto bancario”. Motivo che aveva spinto il pubblico ministero a richiedere una misura anche nei suoi confronti, in questo caso l’obbligo di dimora, senza però trovare il placet del gip Giacomo Ebner.

Distribuiti compiti e responsabilità, e messa in atto la sceneggiata attorno al tavolo verde, ecco palesarsi un lauto guadagno per ognuno dei partecipanti alla presunta associaiozne. Tra puntate, bussate e rilanci, quelle partite col trucco sembravano diventate una vera e propria macchina da soldi. Portando a un vorticoso giro di assegni a tanti zeri. “Operazioni finanziarie anomale” segnalate nel giro di qualche settimana all’ufficio antiriciclaggio delle Fiamme Gialle, fino ad arrivare, nel 2012, alle prime intercettazioni rivelatrici a carico dell’ex esponente della Banda della Magliana e quindi, oggi, a chiudere il cerchio. Almeno presumibilmente: a margine dell’arresto di De Angelis, Stamegna e Conforti, i finanzieri capitolini hanno effettuato diverse perquisizioni finalizzate all’acquisizione di ulteriori elementi utili al prosieguo delle indagini.

POLLI E POKER

Un vecchio campione americano di poker sentenziò: “Se non riesci a individuare il pollo al tavolo di gioco nella prima mezz’ora, allora il pollo sei tu”. Chissà come e quando se ne sono accorti i pokeristi spennati dal gruppetto di presunti bari. Vittime eterogenee. Dai giocatori professionisti ai politici. Al primo gruppo appartengono Jackson Genovesi e Dario Minieri, che sul tavolo verde itinerante organizzato nella Capitale da De Angelis e soci hanno lasciato, rispettivamente, 7mila 400 e 12mila 900 euro. “Quel Moscardino si deve andare a far controllare, c’ha un culo allucinante”, commentava con rara incisività l’inconsapevole Minieri, al telefono col capo del gruppo di presunti truffatori.

Peggio – e di molto – è andata a due amministratori della cosa pubblica, pokeristi solo per passione. Il consigliere comunale di Ardea Franco Marcucci, esponente di una civica di maggioranza, suo malgrado potrebbe essere il giocatore più ripulito dalla banda: avrebbe perso al gioco qualcosa come 107mila euro. Se Marcucci sembra quello che ha dovuto sborsare di più, la vittima preferita, quantomeno per assiduità, pare invece Dario Rossin, vice-capogruppo di Forza Italia al consiglio comunale di Roma, peraltro dal tenore delle intercettazioni all’apparenza molto in confidenza con “er Caprotto”. Amico e carnefice, in sostanza. Tanto da arrivare a fargli perdere tra una partita e l’altra, dicono le ricostruzioni, 92mila 950 euro in quattro mesi, da luglio a ottobre 2012. Indicativo, lo stralcio di una conversazione con De Angelis, in cui Rossin mostra tutta la propria delusione per l’ennesima, ricca manata andata a male: “Ma volemo parlà di quello che m’ha fatto Brunella (la Conforti, ndr) a me!? Lassamo perde va! Non ce la faccio più, ieri era un’altra serata… ma tu te rendi conto?! Ha giocato al contrario (Brunella, ndr) che poi già era la terza volta che scoppiavano gli assi (…) io vincevo al 98% ma te rendi conto…”.