C’era una volta un’area protetta. La battaglia delle istituzioni al Castello di Gianola. Nuovo sequestro per abuso edilizio

IL CASTELLO. Il Castello di Gianola è un complesso residenziale che si estende su un’area di 6 ettari (60mila metri quadri) composto da una torre di avvistamento la cui realizzazione (Asburgo) risale al 1500 (meglio nota come Torre Foce) e una parte, diciamo così più moderna, realizzata dalla precedente proprietaria nel 1938, la contessa Pellegrino, dalla quale oggi il complesso prende il nome ed è meglio noto alla cittadinanza. Il nuovo stabile è composto su due piani da 6 locali, 4 bagni e un salone. L’area è inoltre di altissimo pregio archeologico visto che sorge a pochi metri dalla villa di Mamurra – cavaliere e politico formiano dell’Impero Romano – e più in generale di una vasta area ricca di reperti millenari. Inoltre – sempre leggendo la relazione del ministero per i beni culturali – l’area è ricca di “esemplari tipici della zona mediterranea di notevole pregio per età e stato di conservazione come alcune querce da sughero, lauro, ulivo selvatico, lentisco, terebindo, erica, mirto, pervinca maggiore”. E ancora: ” … l’area che circonda la torre acquista un valore ancora maggiore in quanto rappresenta nella zona un’oasi di evidente bellezza e rarità”. Dopo i conti “Pellegrino“, la proprietà è stata messa all’asta perchè non c’erano eredi e fu acquistata da una coppia di coniugi, marito (medico mantovano) e moglie (magistrato), nel 1967. Il figlio eredita e successivamente vende nel 2005 ad un avvocato di Napoli, Gennaro Orefice, per un prezzo piuttosto esiguo, a giudicare dal valore non solo, diciamo così, materiale e archeologico, ma anche paesaggistico. Non conosciamo la cifra esatta che dovrebbe però aggirarsi tra i 3 e i 5 milioni di euro.