C’era una volta un’area protetta. La battaglia delle istituzioni al Castello di Gianola. Nuovo sequestro per abuso edilizio

NON VENDO PIU’. Si è forse trattato solo di un momento di abbattimento. Di rabbia. Perchè l’avvocato Gennaro Orefice di vendere il sito non pare abbia tutta questa voglia, almeno a leggere quanto accade successivamente a quella nota piena di rabbia mista a rassegnazione del gennaio 2013. Ma in questa vera e propria battaglia nessuno si tira indietro, e il conflitto di carte prosegue senza esclusione di colpi. Torna sul campo di battaglia anche il Comune di Formia che nel ricordare alla Soprintendenza di aver “dovuto” – e considerando il tono forse non voluto – fare un passo indietro nella richiesta di abbattimento delle opere perchè la stessa Soprintendenza gli aveva ricordato di non averne titolo, coglie l’occasione per ribadire a giugno del 2013 che “tutti gli interventi in corso sono privi di autorizzazione/asseverazione del Comune e che questi sono sotto la responsabilità della Soprintendenza”. Insomma come a dire, guarda che noi l’abbiamo detto che gli ci sono irregolarità nel cantiere – e che continuano – ma ora ti prendi tu la responsabilità di eventuali illeciti perchè ci hai detto che siamo incompetenti sulla vicenda”. Nemmeno una settimana e tocca ad Orefice depositare al Tar di Roma una richiesta di annullamento e la revoca dell’ordinanza di ripristino dello stato dei luoghi emanata dall’Ente Parco solo qualche giorno prima. Ma i toni del ricorso sono piuttosto coloriti, insomma la situazione è evidentemente precipitata, Orefice non ha mollato, ma ha certamente perso la pazienza, così espone al Tar in una ventina di pagine tutta la situazione che sintetizzata in poche parole sarebbe più o meno così: La Soprintendenza mi dice, anzi mi obbliga a fare dei lavori per tutelare l’area, ma l’ente parco si mette di traverso appropriandosi di competenze non sue. L’attacco però emerge con tutta la sua violenza quando Orefice punta il dito di tale atteggiamento verso il personale dirigente del Parco Riviera di Ulisse, considerato affetto da “delirio di onnipotenza”. Perchè il comportamento scorretto del Parco e della Regione Lazio nel considerare valida l’ordinanza di demolizione, per Orefice è colpa del modo in cui l’ente ha presentato il problema ai funzionari competenti al fine di ottenere una risposta scontata. Ma lo scontro diciamo così personale prosegue, e Orefice torna a puntare il dito contro il nemico giurato, il parco Riviera di Ulisse: “Ancora una volta … si caratterizza per una falsa rappresentazione della realtà, un falso ideologico finalizzato ad indurre in errore chi manovra le leve del comando … aizza i carabinieri … istiga il Comune … sobilla la Soprintendenza … induce un pubblico ministero …”. Insomma e così via.
OLI_2015-7