Dall’ombra di Gomorra ai buchi dell’azienda speciale della Camera di Commercio: il declino del regno di Vincenzo Zottola, creatore dello Yacht Med Festival

“ALTRO CHE AENEAS, SEMBRA DI ESSERE A GOMORRA” … ZOTTOLA VITTIMA O COMPIACENTE

L’INCHIESTA NAUFRAGATA – Insomma, un posto talmente bello che non poteva non finire oggetto anche del lusso e della bella vita della camorra. O almeno di questo sembrarono essersi accorti  gli uomini della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli che diedero vita all’Operazione Golfo. Per la verità naufragata per mancanza di prove già in sede di Tribunale del Riesame di Napoli dove tutti gli arrestati vennero scarcerati, e i loro beni sequestrati restituiti.


Un’indagine che al di là degli esiti, offre uno spaccato del clima che si respirava nella struttura ricettiva. Era il novembre del 2011 quando scattarono le manette per 8 persone e il sequestro di 8,5 milioni di euro di beni. A finire in manette – per associazione di stampo camorristico ed estorsione aggravata dal metodo mafioso – Angelo e Calisto Bardellino – nipoti dello storico boss “dei casalesi” Antonio Bardellino ucciso in Brasile nel 1988, e figli di Ernesto, già Sindaco di San Cipriano d’Aversa – residenti a Formia. Eppoi anche Carmine Iovine, cugino di Antonio Iovine detto “‘o Ninno”, boss casalese catturato nel 2010 dopo 14 anni di latitanza, e Vincenzo Tonziello, nientemeno che cugino di Nicola Schiavone che aveva assunto la reggenza del clan di Casal di Principe dopo l’arresto del padre Francesco detto “Sandokan” avvenuto nel 1998. 

L'arresto di Angelo Bardellino nel corso dell'operazione Golfo
L’arresto di Angelo Bardellino nel corso dell’operazione Golfo

In particolare risultò dalle indagini e dalle intercettazioni telefoniche, che Angelo e Calisto Bardellino, insieme a Carmine Iovine, all’Aeneas erano di casa, con tavolo prenotato. Per loro ci sarebbe stato sempre posto e possibilità di richieste e lamentele se qualcosa non era di loro gradimento. Insomma ogni loro desiderio sarebbe stato un ordine.

“Le intercettazioni telefoniche hanno consentito di accertare che esiste un rapporto di autentica soggezione dei proprietari/gestori del complesso turistico – Zottola ed i suoi collaboratori – rispetto a Bardellino Calisto e Iovine Carmine”, scrisse il Gip del Tribunale di Napoli che ordinò gli arresti. Una soggezione che mai avrebbe spinto Zottola a denunciare quanto accadeva nella sua struttura. Da sottolineare che Vincenzo Tonziello – cugino di Schiavone – fu addirittura assunto nella struttura come uomo della sicurezza. Ancor più significative a questo proposito le parole del dj che presentò una serata nel 2010 quando, scorrendo la lista delle presenza, affermò: “Stasera non siamo all’Aeneas, siamo a Gomorra“.