Inchieste, Fabio Bernardo D’Onorio da Veroli: l’ex arcivescovo giornalista

La vicenda “Pontone”

La Madonna di Porto Salvo sul "pontone" (foto pimeitm.pcn.net)
La Madonna di Porto Salvo sul “pontone” (foto pimeitm.pcn.net)

Ma la goccia che ha fatto traboccare il vaso, incrinando irrimediabilmente i rapporti con i fedeli, risale all’agosto del 2012, a pochi giorni dalla celebrazione della sentitissima giornata dedicata alla Madonna di Porto Salvo del 12 agosto, figura religiosa di spicco a Gaeta, protettrice dei pescatori, D’Onorio annuncia lo stravolgimento del cerimoniale antico 80 anni. Quindi non ci sarebbe più stato il “Pontone”, un moderno ed enorme zatterone messo a disposizione dalla ditta Spicamar, ad aprire la “flotta” di imbarcazioni e pescherecci nel consueto giro per le acque del Golfo, con a bordo la statua della Madonna di Porto Salvo, oltre che 150 persone circa, ma un peschereccio. Apriti cielo: la comunità dei fedeli si ribella, il comitato organizzatore alza la voce, e qualche fedele – pescatore minaccia di boicottare la manifestazione, esponendo anche uno striscione nei pressi del quartiere di Porto Salvo, con la scritta: “La Madonna nostra non si tocca”.


Sfilata Madonna di Porto Salvo (foto Leonardo D'Angelo)
Sfilata Madonna di Porto Salvo (foto Leonardo D’Angelo)

Motivazione ufficiale dall’arcidiocesi: “Troppo caos, troppa distrazione e confusione sul Pontone durante la processione in mare”. Eppure appare sul web una foto dell’anno prima che immortala D’Onorio mentre parla al telefono durante la sfilata sacra. L’embargo sul Pontone, tuttavia, come raccontavano all’epoca alcuni pescatori, sarebbe invece arrivato a causa dei dissapori tra l’arcivescovo e la ditta che lo metteva a disposizione, per causa di una diatriba relativa a quanti e quali persone farci salire. Uno scontro che portò specie anziani e qualche disabile, a non poter partecipare alle celebrazioni, perché impossibilitato a salire sul peschereccio che fu poi scelto.