I diari del Condor

Che si sentisse o meno la mancanza di una rubrica culturale (o pseudo tale) all’interno di codesta piattaforma non spetta a me dirlo, in ogni caso quello che cercherò di portare avanti, sarà qualcosa di completamente avulso dal solito dispiego di nozioni in odore (stantio) di glottologia, altresì me ne fregherò altamente di rispettare ordini cronologici e imperativi suggeriti dal momento… Mi lascerò guidare – semplicemente – da un’ispirazione tutta personale e tratterò argomenti di cui potrà interessare ben poco all’anonimo di turno (che puntualmente troverà sfogo alla propria repressione negli improperi da elargire e in repellenze da collezionare), ma come diceva il GRANDE Oscar Wilde, l’importante è che se ne parli, di bene o di male, conta poco, o niente!

Max Condreas
Max Condreas

L’interno di questi miei scritti abbonderà di paturnie, di situazioni in odore di malcontento, di romanticismo (non certo quello che si studia a scuola, state tranquilli), di storie reali e surreali, di Poesia (la maiuscola non è un errore di battitura), di contesti coltivati il più delle volte alla corte di Madonna perversione, di elucubrazioni degne del più squinternato dei cervelli, sottenderà a sillogismi che appariranno fin troppo spesso sconcertanti e ancora evidenzierà di quella carne e di quel sangue di cui siamo composti, mettendo in risalto l’appartenenza a una razza (quella umana) che farebbe meglio a estinguersi visti i danni già creati…


Ci tengo a precisare fin da subito che non è mia intenzione inscenare pantomime che rechino con sé l’olezzo nauseabondo di qualsivoglia dogma, né tantomeno – e ci mancherebbe altro – forgiare nuovi credo o intavolare comizi degni del più immondo e scriteriato dei politici/politicanti, anche perché la mia candidatura a sindaco (o alla presidenza del consiglio) risulterebbe del tutto improbabile e vieppiù fuori contesto.

Rimarcherò idiosincrasie di cui la nostra specie è portatrice sana con racconti, recensioni, saggi brevi, poesie, relazioni, diari farneticanti, articoli da strapazzo, fiabe da poter raccontare ai grandi – la sera – quando il sonno ghermisce loro (e a noialtri) le membra, così da restare ben svegli e vigili e allontanare magari l’universo illusorio che i sogni c’impiantano nel sistema, in maniera così sopraffina da mandarci in confusione a ogni risveglio. Il tutto – com’è ovvio – sarà solo ed esclusivamente farina del mio sacco, salvo ospitare quando capiterà (in modo nient’affatto opinabile), nomi di scrittori a me cari e in cui ripongo la massima stima e fiducia e i cui deliri mi hanno particolarmente colpito, tanto da sentirli anche un po’ miei, per via delle esperienze vissute assieme sullo stesso campo di battaglia, ovverossia il foglio bianco (che possa essere reale o telematico, ha poca importanza).