I diari del Condor

La rubrica – come avrete avuto modo di prendere atto – porta il titolo abbastanza altisonante de I diari del Condor, anche se la denominazione è frutto nientemeno che di una terza scelta (le intestazioni rappresentano sempre un certo problema) e vorrebbe dare a intendere una certa ciclicità di circostanze – definirle scabrose risulterebbe quantomeno limitativo – vissute (o semplicemente immaginate, inventate) dalla genie (sì, mi sembra il termine più adatto) che volta dopo volta vi troverete rappresentata per mezzo di uno qualunque dei mezzi poc’anzi elencati (so già che molti preferiranno i racconti alle poesie, o le recensioni alle relazioni, ma questi sono disaccordi che nasceranno in ogni caso e che mi guarderò bene dal sottoscrivere) e che svolgeranno il semplice compito di comunicare (parolona astrusa e in certo qual modo offensiva) il pensiero dell’autore a voialtri, in modo possiate cibarvene e – perché no – abusarne in maniera tale da farvi nascere dentro il desiderio di costruire ponti (calma, l’edilizia non c’entra) finanche a vostra insaputa…

Spesso capiterà di vedere nominata una certa Associazione Culturale (ed Edizioni) di cui faccio parte oramai da anni, ma questo non vi tragga in inganno. Nessun campanilismo o proselitismo di sorta. deComporre è una famiglia allargata il cui scopo (notare il corsivo) è quello di promuovere iniziative culturali e sociali così che le genti possano alla bisogna accaparrarsi quegli spazi umani – spesso negati dalle istituzioni attinenti – con i quali (appunto) comunicare la propria sensibilità e predisposizione all’arte (qualunque essa sia), che, contrariamente a quello che la società cosiddetta per bene vorrebbe farci credere, non rappresenta degli imbecilli borderline scansafatiche, sognatori, utopisti, pochi di buono e quant’altro, bensì degli individui che sentono forte dentro al petto il bisogno di condividere (altra parolona oscura e lesiva d’ogni pseudo-decoro) la parte più profonda di sé stessi e di regalarsi al prossimo senza nulla a pretendere e a prescindere da qualsivoglia convinzione e convenzione. A mia volta consapevole delle verità tramandateci dai grandi pensatori del passato e senza zavorre onerose di cui farmi carico, in tutta sincerità vi dico che ognuno potrà e dovrà sentirsi libero di unirsi a questo manipolo di anime in perenne ricerca, pur senza prestare alcun giuramento o fregiarsi di stendardi da far sventolare sul pennone più alto di chissà quale bastimento. Ho sempre rappresentato (e lo faccio tutt’ora) l’esperienza deComporre come quella di un drappello sparuto di naufraghi a bordo di una zattera malandata. Da vivere intensamente e senza mire ultime, perché l’agognata e fantomatica meta potrebbe non essere MAI raggiunta.