Dio è morto (seconda puntata)

«Certo che siamo stati fortunati, dannazione.»

«E se lo dice la signora in nero ci possiamo credere, non vi pare gente?»


«Prendilo in bocca alla bisogna, stronzo di uno Svizzero. Quando ti rivolgi alla sottoscritta infilati prima due dita in culo, stringi i denti, poi tira fuori la tua merda e ingoiala.»

«Ehi, ehi, siamo nervosette questa sera. Cos’è, nessuna bimba ti ha fatto compagnia nei giorni precedenti? Quando vuoi sono sempre pronto a farti da cicerone all’interno del dolce museo di carne del mio corpo. Comincerei col farti visitare lo splendore antico del pendolo, lo sai.»

«Così antico e inoperoso, da essersi mummificato.»

«Sei solo una troia, DarkLady delle mie piattole.»

«Stai esagerando, Svizzero. Questa è maleducazione. E noi i maleducati ce li mangiamo a colazione, non è vero Antropophagus

«Sì, sì. Altro che bambini e comunisti.»

«Ragazzi state passando la misura. C’era Dio a questo tavolo – fra tutti noi – poco fa.»

«Long John ha ragione. Cosa stavi dicendo poc’anzi, Ale’?»

Ronnie James Dio e la band omonima
Ronnie James Dio e la band omonima

«Prima di essere scortesemente interrotta stavo ricordando a tutti della fortuna che c’era capitata giusto l’estate scorsa, a Monza. L’ultimo concerto di Ronnie James Dio in Italia. E noi eravamo là, a gustarci tutti i suoi classici proibiti. Ad assorbire il canto, i gesti, la padronanza del felino-artista su di un palco che altrimenti avrebbe sfigurato.»

«La scenografia era spettacolare, ad ogni modo.»

«Tutto era perfetto, ma senza Dio lo show sarebbe stato una merda di mosca sul parabrezza di un’auto in corsa. Insignificante. Praticamente invisibile agli occhi del conducente, dei passeggeri o d’ogni qualsiasi altro cristo di turno.»

«Amen.»

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