Uccisa dalla collega alle Poste, azienda e sindacati sapevano della persecuzione

Il pubblico ministero Luigia Spinelli
Il pubblico ministero Luigia Spinelli

RITORNO IN CARCERE. Io non c’entro, era già così. Queste le parole che avrebbe pronunciate la Magistri, trovata dai primi testimoni accorsi sul luogo del delitto pochi istanti dopo aver sentito delle grida provenire dalla tromba delle scale. Il tempo di pronunciare quelle parole e poi il frettoloso – secondo le testimonianze – ritorno a casa in via Olivastro Spaventola a Formia, senza neanche fornire ulteriori dettagli sulla vittima che infatti giungerà in gravissime condizioni al Fiorini di Terracina come paziente ignota. Eppoi una ciocca bionda di capelli stretta tra le mani della Coviello (come quelli della Magistri) e alcune tracce di sangue sulle parete adiacente alla rampa di scale, a metà strada, gli indizi più significativi alle indagini e sui quali sono state svolte le indagini dei carabinieri in questi mesi. Insomma un quadro che pesa come un macigno sulla responsabilità della Magistri al quale spetta perciò tutto il peso e la difficoltà di dimostrare la propria innocenza. Anche per questo motivo già nella fase della contestazione di tentato omicidio, e prima ancora quindi del decesso della vittima, il giudice per le indagini preliminari Matilde Campoli, dopo la convalida dell’arresto, ha disposto la custodia cautelare ritenendo sussistere chiari e gravi indizi di colpevolezza della Magistri, ritenuta autrice di “un’aggressione di inaudita violenza”, mentre la stessa – difesa dai propri avvocati – sostiene di essere stata lei la vittima dell’aggressione.

Ora, secondo il codice, arresti domiciliari o in carcere hanno lo stesso peso nella sostanza della privazione della libertà, è tuttavia chiaro che stare in carcere non è come stare a casa, perciò il pubblico ministero Luigia Spinelli è tornata alla carica chiedendo nuovamente il trasferimento in carcere, visto che un delitto così efferato, aggravato dai futili motivi, e corredato da una denuncia per stalking non trova giustificazione nella custodia domiciliare.