Province di Latina e Frosinone in mano alle mafie, Caponnetto scrive a capo polizia: “Attività investigativa inadeguata”

Signor Prefetto,
sono anni che la scrivente Associazione denuncia un’inadeguata azione investigativa da parte delle strutture locali del Basso Lazio nell’attività di contrasto alle mafie; mafie che sono riuscite, di conseguenza, a radicarsi profondamente nel tessuto economico e non solo del territorio. Ci sono aree – quali quelle che riguardano in particolare i comuni del sud pontino, di Latina, di Aprilia, in provincia di Latina e di Cassino, di Sora, di Fiuggi, di Frosinone – nelle quali soggetti riferibili alla criminalità organizzata hanno avuto la possibilità di investire tonnellate di capitali di origine sospetta e di esercitare, inoltre, significativi condizionamenti sulla vita pubblica, economica, amministrativa e politica locale.

Elvio Di Cesare, segretario dell'associazione antimafia Caponnetto
Elvio Di Cesare, segretario dell’associazione antimafia Caponnetto

Una situazione, questa, ben messa da anni in evidenza nelle Relazioni della Direzione Investigativa Antimafia, della Direzione Nazionale Antimafia, oltre che nei vari rapporti di altri organi giudiziari e di Polizia, ma che non trovato, ad oggi, una risposta adeguata da parte degli Organi territoriali dello Stato che sono arrivati, almeno fino a qualche tempo fa, addirittura, oltre che a disconoscerla, anche a negarla. Un comportamento, questo, che nel sentire comune potrebbe essere percepito come una vera e propria resa alla criminalità mafiosa, se non, talvolta, come una sorta di accondiscendenza. Se non fosse stato per le varie DDA del Paese – e, in particolare, per quelle di Roma, Napoli e della Calabria- oltre che per i corpi speciali romani, napoletani, calabresi ecc. e le forze di polizia di altre province e regioni da esse incaricate, nelle due province di Latina e Frosinone non avremmo avuto che qualche rara operazione di rilievo contro le decine di clan e ndrine che le occupano. 


Eppure si tratta di un territorio, al confine con la Campania, che avrebbe dovuto fare da “tappo” all’avanzata dei clan verso la Capitale ed il nord e che, al contrario, proprio per l’inadeguata azione delle istituzioni locali, ha rappresentato e rappresenta, purtroppo, la porta d’ingresso verso di essi. Con precedenti note – ed anche a mezzo di interrogazioni che essa ha sollecitato a vari parlamentari sensibili alle tematiche della legalità e resisi disponibili- , la scrivente Associazione ha formulato varie proposte relative alla ristrutturazione ed alla qualificazione dell’impianto investigativo, quali la creazione di un Supercommissariato a Formia con la dotazione di una forte Sezione della Squadra Mobile ed il potenziamento della Sezione della Squadra Mobile presso il Commissariato di Cassino che oggi é costituita di 2 sole unità.

Tutte proposte, però, che non hanno mai ricevuto ascolto e che sono, pertanto, cadute ad oggi nel vuoto.
Purtroppo. Il problema non é, come si é soliti credere, di natura quantitativa ma, al contrario, esclusivamente organizzativa e qualitativa perché, con una trentina di uomini e donne componenti cadauna le Squadre Mobili di Latina e Frosinone, con il distacco a Formia e Cassino di una decina di essi, esso sarebbe risolvibile. E’ necessario, però, che ai vertici delle due Questure, il Dipartimento decida di assegnare, alla vigilia degli imminenti movimenti, dirigenti e funzionari con larghissima, consolidata esperienza nel campo dell’azione di contrasto alle mafie, provenienti, quindi, non da Uffici centrali, ma dalle aree “calde” del Paese. Nel restare a disposizione per eventuali approfondimenti che Ella dovesse ritenere utili, si porgono distinti saluti”.