Signor Prefetto,
sono anni che la scrivente Associazione denuncia un’inadeguata azione investigativa da parte delle strutture locali del Basso Lazio nell’attività di contrasto alle mafie; mafie che sono riuscite, di conseguenza, a radicarsi profondamente nel tessuto economico e non solo del territorio. Ci sono aree – quali quelle che riguardano in particolare i comuni del sud pontino, di Latina, di Aprilia, in provincia di Latina e di Cassino, di Sora, di Fiuggi, di Frosinone – nelle quali soggetti riferibili alla criminalità organizzata hanno avuto la possibilità di investire tonnellate di capitali di origine sospetta e di esercitare, inoltre, significativi condizionamenti sulla vita pubblica, economica, amministrativa e politica locale.
Una situazione, questa, ben messa da anni in evidenza nelle Relazioni della Direzione Investigativa Antimafia, della Direzione Nazionale Antimafia, oltre che nei vari rapporti di altri organi giudiziari e di Polizia, ma che non trovato, ad oggi, una risposta adeguata da parte degli Organi territoriali dello Stato che sono arrivati, almeno fino a qualche tempo fa, addirittura, oltre che a disconoscerla, anche a negarla. Un comportamento, questo, che nel sentire comune potrebbe essere percepito come una vera e propria resa alla criminalità mafiosa, se non, talvolta, come una sorta di accondiscendenza. Se non fosse stato per le varie DDA del Paese – e, in particolare, per quelle di Roma, Napoli e della Calabria- oltre che per i corpi speciali romani, napoletani, calabresi ecc. e le forze di polizia di altre province e regioni da esse incaricate, nelle due province di Latina e Frosinone non avremmo avuto che qualche rara operazione di rilievo contro le decine di clan e ndrine che le occupano.
Eppure si tratta di un territorio, al confine con la Campania, che avrebbe dovuto fare da “tappo” all’avanzata dei clan verso la Capitale ed il nord e che, al contrario, proprio per l’inadeguata azione delle istituzioni locali, ha rappresentato e rappresenta, purtroppo, la porta d’ingresso verso di essi. Con precedenti note – ed anche a mezzo di interrogazioni che essa ha sollecitato a vari parlamentari sensibili alle tematiche della legalità e resisi disponibili- , la scrivente Associazione ha formulato varie proposte relative alla ristrutturazione ed alla qualificazione dell’impianto investigativo, quali la creazione di un Supercommissariato a Formia con la dotazione di una forte Sezione della Squadra Mobile ed il potenziamento della Sezione della Squadra Mobile presso il Commissariato di Cassino che oggi é costituita di 2 sole unità.
Tutte proposte, però, che non hanno mai ricevuto ascolto e che sono, pertanto, cadute ad oggi nel vuoto.
Purtroppo. Il problema non é, come si é soliti credere, di natura quantitativa ma, al contrario, esclusivamente organizzativa e qualitativa perché, con una trentina di uomini e donne componenti cadauna le Squadre Mobili di Latina e Frosinone, con il distacco a Formia e Cassino di una decina di essi, esso sarebbe risolvibile. E’ necessario, però, che ai vertici delle due Questure, il Dipartimento decida di assegnare, alla vigilia degli imminenti movimenti, dirigenti e funzionari con larghissima, consolidata esperienza nel campo dell’azione di contrasto alle mafie, provenienti, quindi, non da Uffici centrali, ma dalle aree “calde” del Paese. Nel restare a disposizione per eventuali approfondimenti che Ella dovesse ritenere utili, si porgono distinti saluti”.