Omicidio Franchini, il procuratore generale chiede 21 anni per Morlando

Giovanni Morlando con l'avvocato Pasquale Cardillo Cupo in una foto del 2012

Ventuno anni di reclusione. Questa la condanna chiesta dal procuratore generale Vincenzo Saveriano per Giovanni Morlando, accusato dell’omicidio del ballerino Igor Franchini. Una richiesta inferiore alla condanna che era stata inflitta al formiano dalla Corte d’Assise di Latina e che è stata formulata nel sesto processo che affronta l’imputato per il delitto compiuto quasi otto anni fa in una villa di Formia.

Dopo l’arringa delle parti civili l’udienza è stata rinviata dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma al prossimo 19 gennaio, per l’arringa della difesa e la sentenza.


Il 19enne Igor Franchini venne ucciso con 43 coltellate, il 24 gennaio 2009, a Formia. Un omicidio dal movente incerto, che portò poi un gruppo di giovani, tra cui Morlando, a ripulire la villa e a cercare di bruciare il cadavere del ballerino, nel tentativo di cancellare ogni traccia. Per quel delitto è stato condannato in via definitiva, a 14 anni di reclusione, Andrea Casciello, di Formia, ma gli inquirenti ritengono che il 19enne sia stato aggredito e colpito a morte da due persone, che utilizzavano due diversi coltelli.

Morlando, l’11 febbraio 2011, venne condannato dalla Corte d’Assise del Tribunale di Latina a 26 anni di reclusione. Il suo difensore, l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo, fece ricorso e il 30 gennaio 2012 il giovane venne assolto per non aver commesso il fatto dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma. Il procuratore generale impugnò la sentenza in Cassazione e la Suprema Corte, il 23 aprile 2013, annullò la sentenza, disponendo un nuovo giudizio di secondo grado. Per la seconda volta, il 3 marzo 2014, la Corte d’Assise d’Appello di Roma assolse però Morlando, e l’anno scorso, per la seconda volta, anche tale pronunciamento assolutorio venne annullato dalla Cassazione, che dispose un ulteriore processo d’appello, il terzo. Per gli ermellini la sentenza annullata è caratterizzata da “intima contraddittorietà” e “manifesta illogicità”. Il prossimo anno il verdetto.