L’eccidio di Cefalonia, la prigionia in Germania e Russia. E cent’anni speciali per l’ex soldato di Fondi

Sepe con il Prefetto e il sindaco De Meo

Compleanno speciale, per il centenario fondano Vincenzo Sepe, uno degli ultimi reduci dell’eccidio di Cefalonia ancora in vita: un coro di auguri intonato da una folta schiera di autorità e divise, a partire dal Prefetto. E dei regali d’eccezione.

A cominciare dalla “Medaglia della Liberazione”, conferita dal Ministero della Difesa ai partecipanti alla Resistenza e alla Guerra di Liberazione, e consegnatagli direttamente dallo stesso prefetto di Latina Pierluigi Faloni, tra le personalità più in vista dell’affollato parterre – fra le tante, c’erano i vertici della rediviva Divisione “Acqui” – convenuto per festeggiare il secolo di vita di Sepe, nell’occasione a sfoggiare orgoglioso basco e mostrine d’ordinanza. Una significativa cerimonia tenutasi ieri mattina all’interno della sala convegni di palazzo Caetani, e che ha anche visto il sindaco Salvatore De Meo consegnare al neo-centenario una targa ricordo come riconoscimento “per l’eroismo patriottico espresso in nome dei valori eterni della libertà e della giustizia e per un’intera vita di operosa e limpida rettitudine”, e una delegazione dell’Anpi pontina che gli ha assegnato la tessera ad honorem dell’associazione partigiani.


E’ sopravvissuto tre volte, l’ex soldato Sepe, tra l’altro nonno di un ufficiale da anni in servizio presso la Compagnia della guardia di finanza di Fondi. Raggiunse con la Divisione “Acqui” l’isola greca di Corfù il 10 giugno 1943, e, dopo il massacro di migliaia di soldati italiani da parte degli ex alleati tedeschi, seguiti all’armistizio, venne deportato insieme agli altri pochi superstiti in alcuni campi di prigionia di Germania. Vi rimase dal 23 settembre 1943 al 9 ottobre 1944, finendo in seguito incredibilmente in mano russa, per rimanere prigioniero dell’esercito dell’allora Unione sovietica dal 9 ottobre 1944 al 13 novembre 1945. Un’epopea affrontata con estrema dignità ed un costante basso profilo. Senza avere nulla a pretendere: scampato al massacro e di ritorno dalla prigionia, Sepe tornò come niente fosse a lavorare la terra della Piana. Per decenni, senza bussare ad alcuna pensione militare.