“Rovine”, benvenuti nella terra al di là degli steccati – Lirica IV e V

Max Condreas
Max Condreas

La raccolta poetica che andrò a proporvi (un elaborato alla volta, quando lo riterrò opportuno), consta di ben XXXIII carmi (capirete da soli il perché di tale numero) ed è stata scritta molto tempo fa, a cavallo tra un giorno qualunque del febbraio 2009 e l’anonimo di un altrettanto giorno del marzo dello stesso anno. Per la prima volta in versione integrale potrete rendervi conto del perché (o forse ve ne sbatterete al cazzo, chissà) gli pseudo-editori a cui la proposi me l’hanno rifiutata in toto.

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IV

Che spiaggia indecorosa il cielo.

Incastrate fra gli scogli grigi

delle sue volgari rade,

suppliche consunte,

resti di stupidi singhiozzi.

Non v’è traccia alcuna del mio dolore.

Ti vedo, troia, mentre dimeni il culo

per attirare l’attenzione,

come se non ti bastasse

tutto quello rubato fino ad ora con l’inganno.

Sei ancora sporca del mio Sangue.

Perché mi sfuggi, allora?

Sei forse stanca dei miei baci,

del fatto che stia sempre lì

a nominarti? O hai paura?

Hai paura perché sai ch’è giunto

il tempo ch’io t’uccida.

Amore mio. Dolce, splendida falena.

Poesia.

 

mercoledì 18 febbraio 2009

 

A PAGINA 2 ‘LIRICA V’