In differita di 10 anni il Comune liquida la Icem. L’interdittiva antimafia non pesa

Il Comune di Formia

Ad oltre dieci anni di distanza dall’esecuzione dei lavori per conto del Comune di Formia, ecco i cordoni della borsa pronti a riaprirsi per saldare l’ultima tranche della fattura. Finora rimasta in naftalina, e che da Palazzo hanno appena avviato alla liquidazione con una determinazione dirigenziale a firma della dottoressa Stefania Della Notte, al vertice del comparto Urbanistica e Lavori pubblici. Un carteggio che ha dato il “la” al pagamento di poco più di 4mila euro alla Icem di Minturno, nel 2006 vincitrice dell’appalto per la realizzazione di un percorso naturalistico-archeologico in località Santo Janni, nell’area dell’ex Gil.

Un progetto finanziato con fondi regionali, e che la ditta gestita dall’imprenditore originario di San Cipriano d’Aversa Carlo Amato era riuscita ad aggiudicarsi a fronte di una fattura finale che sfiorava gli 83mila euro, Iva compresa. Cifra saldata solo in (buona) parte dall’amministrazione dell’epoca, anche allora guidata dall’attuale sindaco Sandro Bartolomeo. Un primo acconto da 10mila euro ad inizio 2007, per la Icem, poi un secondo da circa 68mila 500. In un limbo, 4mila 241 euro. All’apparenza finiti nel dimenticatoio fino ad ottobre 2016, quando la Icem ha dato mandato al proprio legale per bussare in Comune e reclamare quanto dovuto. Per un recupero crediti andato a buon fine, ma che ha rischiato di essere in salita: sulla ditta, c’era la spada di Damocle dell’interdittiva antimafia.


Guaio” che negli ultimi anni l’ha vista finire nell’occhio del ciclone in particolare per una ritenuta contiguità alla ‘Ndrangheta, ma ad ogni modo di molto successivo ai lavori eseguiti nell’ambito del progetto formiano nell’ex Gil. Tanto che alla fine dal Municipio è arrivato il placet al pagamento, nonostante i dubbi iniziali proprio in merito all’esistenza della misura interdittiva: nell’esaminare la procedibilità del caso dall’ufficio Lavori pubblici si erano rivolti all’avvocatura comunale inoltrando “richiesta di un parere circa l’esistenza da parte delle Prefetture di Latina e Roma di una interdittiva antimafia a carico del creditore”, come recita la determinazione dirigenziale in questione. Parere giunto ad inizio febbraio, e nel complesso favorevole tanto al riconoscimento che all’annessa liquidazione del credito vantato.

Liquidazione ritenuta fattibile, in seguito ai riscontri del Comune, per “regolarità del lavoro effettuato”, “rispondenza ai requisiti qualitativi e quantitativi convenuti”, “osservanza dei termini e delle condizioni pattuite” e “regolarità contabile e fiscale della documentazione prodotta”. E ritenuta, su un altro piano, opportuna anche per via di un particolare non trascurabile, sottolinea la dirigente: la “delineata possibilità di evitare un contenzioso con aggravio di interessi moratori, rivalutazione monetaria e spese legali”, andando ben oltre i poco più di 4mila euro richiesti dalla Icem. Cordoni delle casse comunale aperti, dunque. Trascorso più d’un decennio, debito finalmente chiuso.