Bruciata dall’ex chiese di introdurre “l’omicidio di identità”: presentato il disegno di legge

Fu arrestato a Formia perché coinvolto in un incidente nei pressi del ponte Garigliano mentre si trovava sotto l’effetto di psicofarmaci. Solo poco dopo, nella stessa giornata del 1 febbraio del 2016, i carabinieri avrebbero scoperto che il 41enne Paolo Pietropaolo, dopo una lite con la sua ex, la 39enne incinta all’ottavo mese Carla Ilenia Caiazzo, le aveva dato fuoco a Pozzuoli per cercare una via di fuga oltre il Garigliano.

Paolo Pietropaolo
Paolo Pietropaolo

L’uomo, a processo per tentato omicidio pluriaggravato, fu giudicato con rito abbreviato il 23 novembre successivo ai fatti. Avvenimenti per i quali fu condannato dal giudice Egle Piglia a 18 anni di reclusione, tre in più di quelli chiesti dal pubblico ministero.


In quella circostanza Carla, poiché versava in condizioni gravissime – tali per cui nel corso del tempo è stata sottoposta a ben 21 interventi chirurgici – non potè presenziare, ma annunciò la sua intenzione di “combattere” e chiese, rivolgendo il suo appello direttamente al Presidente Mattarella che fosse introdotto il reato di “omicidio di identità”, a causa della morte morale che tali forme di aggressioni provocano. Una richiesta formulata anche per tutte le vittime di efferate violenze simili a quella da lei subita. Un’istanza che oggi inizia a concretizzarsi, perché proprio oggi è stato presentato il disegno di legge che riconosce il reato di “omicidio di identità” con pene a partire dai 12 anni per coloro che sfregiano le donne.

Carla Ilenia Caiazzo
Carla Ilenia Caiazzo

Un disegno di legge al quale a voler apporre per prima la sua firma è stata la senatrice Laura Puppato, la quale nel ricordare quali saranno gli articoli che andranno a configurare il reato – gli articoli 577bis 577 ter e 577 quater – da una parte ha messo l’accento sul fatto che tutti i gruppi parlamentari hanno apposto la propria firma all’unanimità, dall’altro ha evidenziato come il disegno di legge vada a colmare un vuoto normativo.

Per dare maggiore energia al disegno di legge, non sono stati i soli legislatori a redigerlo, ma vi hanno preso parte anche le vittime di violenza, oltre a professionisti specifici: psicologi e criminologi.