Il Consorzio sud pontino cerca di “riacquisire” la Mancoop: gli operai insorgono

Manuli, a seguire Tyco, poi Evotape packaging oggi Mancoop, una storia lunga ormai 60 anni che prosegue grazie all’entusiasmo e l’energia di 52 lavoratori, capaci di far risorgere dalle macerie una realtà imprenditoriale che se prima di diventare cooperativa contava 137 operai oggi ne conta 240 e racchiude in se ben 38 aziende. Il sacrificio di chi ha voluto credere nel progetto ha portato alla realizzazione di un polo industriale capace di incrementare il livello occupazionale e dare forza e visibilità al territorio.

Eppure, qualcosa non va. E’ di questi giorni la notizia che il Consorzio industriale sud Pontino ha emanato due delibere con le quali intende “riacquisire” la titolarità della Mancoop. Un tentativo che l’ente consortile sta compiendo facendo appello alla legge numero 488 del 1998.


Ma avverso quei provvedimenti la curatela fallimentare dell’ex Evotape ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo in quanto quella realtà imprenditoriale non solo non rientrerebbe nel Consorzio industriale, ma mai ne avrebbe fatto parte.

La Manuli nel 1957 è stata creata dal cavaliere Dardanio Manuli che aveva acquisito il terreno direttamente dal Comune di Castelforte.

Insomma le delibere consortili parlano della “riacquisizione” di un bene che mai pare abbia fatto parte del patrimonio del Consorzio del sud Pontino.

Risentiti per la posizione assunta dall’Ente e dal suo presidente, Salvatore Forte, i dipendenti della Mancoop hanno organizzato una protesta pacifica in attesa della decisione del giudice amministrativo e hanno appeso a un albero un manifesto nel quale esprimono disappunto per quanto sta accadendo coinvolgendoli direttamente e mettendo in pericolo i sacrifici svolti.

Una protesta che ha fatto accorrere quattro volanti della Polizia in quanto sopra il manifesto era stato appeso, ma diverse settimane pima, uno spaventapasseri. “Sono stato io – dichiara Pasquale Olvella -, ma niente ha a che fare con la protesta. L’ho messo perché su quell’albero ci sono quindici forse anche venti nidi di cardellini e volevo preservarli da gazze e cornacchie”. Ad ogni modo, gli agenti gli hanno notificato una denuncia.