Slot e gioco d’azzardo: “Passo indietro rispetto quanto fatto da Regioni e Comuni”

Letto il resoconto dell’audizione al Senato, avvenuta nei giorni scorsi, dell’onorevole Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia con delega ai Giochi, il Comitato Pontino Amministratori Pd Noslot, per bocca delle consigliere dem Nicoletta Zuliani di Latina, Patrizia Menanno di Formia e Maria Civita Paparello, osserva quanto segue:

“Riferisce il Sottosegretario che le integrazioni più significative, intervenute nelle ultime riunioni tecniche sono sostanzialmente tre:


1) la introduzione della facoltà per i sindaci di applicare le distanze dai luoghi sensibili fino a 150 metri da luoghi di culto, scuole e Sert;

2) la possibilità, per i sindaci, di interrompere fino a sei ore, durante il giorno, la possibilità di giocare alle Awp;

3) la decisione che si possa giocare solo utilizzando la tessera sanitaria”.

Menanno Zuliani e Paparello

Orbene, nel ringraziare lo stimato Sottosegretario del quale si apprezzano la serietà e l’impegno profuso da anni nella materia, pur comprendendo l’inevitabile precondizione di dover mediare gli interessi spesso confliggenti delle parti in causa, pare a questo Comitato che la montagna abbia partorito un topolino anzi, il riordino della materia a livello nazionale così come ventilata, appare un passo indietro rispetto a quanto fatto da alcune Regioni italiane e da moltissime Amministrazioni comunali. Vero è, infatti, che dopo strenue battaglie combattutesi anche in sede giudiziaria con accollo da parte di Enti locali di costi legali per veder riconosciuti alcuni princìpi, a volte addirittura dovendo giungere sino al Consiglio di Stato, la prima delle integrazioni, per quanto volta ad uniformare la regolamentazione a livello nazionale, riavvolge il nastro e porta indietro di diversi anni allorquando le amministrazioni, in solitaria, hanno dovuto rimboccarsi le maniche e, nell’inerzia totale di Stato e Parlamento, hanno davvero ‘innovato’ producendo atti normativi efficaci. E parliamo di distanze. Molti Enti hanno già regolamentato le distanze anche sino a 500 metri dai luoghi sensibili, delocalizzando l’offerta di gioco. Ora, accorciare le stesse contenendole tra i 50 e i 150 mt, significa vanificare quanto di buono è stato prodotto a livello locale. Non solo ma è evidente che tale criterio non si possa applicare linearmente in tutti gli 8000 Comuni d’Italia che presentano connotazioni dimensionali, urbanistiche e di insediamenti le più multiformi e variegate possibili. Inoltre, individuare solo 3 luoghi sensibili – culto scuole e Sert (quest’ultimo poi, del tutto, incomprensibile) – non mette al sicuro la popolazione. Molti regolamenti hanno individuato correttamente altri punti degni di essere annoverati tra quelli sensibili e in particolare: ospedali, centri anziani, cinema, teatri, banche e sportelli bancomat, lidi balneari, spiagge, centri di aggregazione giovanili anche sportivi, ecc. Regolamentare le distanze così come ventilato significherà avere città completamente prive di slot ed altre in cui, invece, pullulano.

Il secondo punto volto a concedere ai Sindaci la facoltà di disattivare sino a sei ore al giorno le Awp è, anch’essa, una pleonastica reiterazione di quanto ormai conformemente la Giustizia Amministrativa ha riconosciuto essere già un diritto dei Sindaci. Inoltre, una regolamentazione parziale e frammentaria come quella proposta non risolve il problema sempre crescente del gioco online, né consente una più puntuale tutela dei minori né soprattutto prevede una inibizione degli strumenti pubblicitari più stringente (che vada dall’acquisto di spazi anche televisivi dedicati, alle insegne stesse dei locali). Lo scorso anno il giro d’affari legato al gioco d’azzardo ha raggiunto la cifra record di 95 miliardi di euro, registrando un incremento dell’8% rispetto agli 88 miliardi spesi nel 2015. Da uno studio effettuato, tale aumento non sembra direttamente proporzionale all’aumento del reddito dei ludopatici o ad una recrudescenza della febbre da gioco ma potrebbe, invece, essere dovuto al riciclaggio di denaro sporco attraverso il gioco d’azzardo. E, allora, chiediamo all’On.le Baretta (che sosterremo condividendo assolutamente la sua impostazione non proibizionista) di farsi interprete delle tante priorità legate al gioco d’azzardo, che non è più o non è soltanto di prevenire e contrastare la dipendenza, ma anche di combattere la criminalità che si cela dietro di esso. E di conseguenza occorre revisionare i punti indicati come innovativi perché, oltre a non essere tali, costringono ad un regresso rispetto alle tante avanzatissime iniziative di Enti Regioni e Comuni già adottate e pienamente vigenti. Lo Stato, abbiamo letto, ha finalmente compreso che, in quanto Stato, non può più svolgere il ruolo di ‘banco’ sulla pelle dei cittadini e delle cittadine. Questa, in fondo, è l’unica vera rivoluzione nell’iter intrapreso di riforma della materia”.