(La villetta di via Giovenale presidiata dai carabinieri)
Non ha avuto alcuna esitazione il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Cassino, Massimo Lo Mastro, a firmare l’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del 42enne Andrea Tamburrino dopo aver ascoltato per oltre due ore la dottoressa Daniela Lucidi. Quest’ultima, medico legale incaricato dal sostituto procuratore della Repubblica Chiara D’Orefice di fare chiarezza sulle cause della morte, il 2 dicembre scorso, dell’autotrasportatore Giuseppe Langella, ha fornito elementi sostanziali circa le responsabilità in capo all’unico indagato per quel decesso.
A incastrare il Tamburrino, accusato di omicidio preterintenzionale, ma finora comunque con la spada di Damocle dell’omicidio preterintenzionale, sarebbe stato un problema a un piede. Nella villetta di via Giovenale a Santo Nanni gli uomini del Ris hanno infatti rilevato con il luminol un’impronta compatibile con quella del 42enne, che presenta un’anomalia al piede destro. Insomma, un’alterazione che secondo il medico legale non dà adito a dubbi sul “ruolo” dell’indagato.
Ma sarebbero anche altri gli elementi carico del Tamburrino emersi a seguito dell’esame peritale. Non in ultimo la posizione del cadavere così come rinvenuto, a faccia in su, incompatibile con una caduta accidentale dalla scalinata interna all’abitazione, come sostenuto da colui al quale la misura restrittiva è stata destinata e applicata dai carabinieri della compagnia di Formia.
Una presunta caduta che non avrebbe trovato riscontro neanche sulla salma dell’autotrasportatore che, nonostante avesse diverse ecchimosi sul volto, non ne presentava alcuna sul corpo e sugli arti.
Insomma un castello accusatorio che ha spinto il magistrato di Cassino a sottoscrivere l’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di omicidio preterintenzionale.
