Maternità e lavoro: due mondi inconciliabili?

Maternità, lavoro, congedo, diritto, tutela. Sono le parole usate dalla mamma lavoratrice che, per accudire il nuovo arrivato, dopo la pausa presa dal lavoro, con forza e coraggio sa di dover rientrare in ufficio. Lei inizia a godersi la dolce attesa due mesi prima dell’arrivo del bambino, fino al compimento dei suoi 5 mesi. Il decreto legislativo 151/2001, tutela le donne in gravidanza e tutti i diritti sulla maternità.

Peccato, però, che non esista una legge “del cuore”, una legge scritta dagli studiosi del mondo dei piccoli, che indichi alla mamma quando è il momento di ritornare a lavoro e lasciare il bambino a casa, senza sentirsi in colpa.


Non esiste una ricerca, un esperto concorde con il collega, che suggerisca alla mamma lavoratrice, un tempo esatto per rientrare a lavoro, in modo da rendere meno tormentato l’allontanamento madre e figlio, quando arriva il momento del loro distacco.

Per scelta o per necessità, la mamma inizia a pensare ai cambiamenti nella loro routine quotidiana, che avverrano,  una volta tornata a lavoro. Così, incomincia a stilare una lista di pro e contro per trovare una soluzione adatta a gestire senza traumi, la famiglia, il bambino, il lavoro, la sicurezza economica, lo studio e la vacanza!

La mamma pensa: “ Forse se torno a lavoro, il bambino avrà solo benefici. Passerà del tempo in più con i nonni, stando a contatto con i bambini al nido diventerà presto autonomo, e io riprenderò il ritmo di una volta. Poi si sa, una mamma felice, ha un bambino felice” oppure pensa esattamente il contrario: “ Non mi vedrà più come prima. Starà tutto il giorno con persone che non sono io. Mi perderò tutto di lui. La prima risata, la prima parola, non sarò con lui a dargli il bacino sulla bua quando si sbuccerà il ginocchio. E chi lo farà al posto mio? La baby-sitter? Sarò capace di creare con lui un rapporto solido?

C’e’ la mamma che rinuncia alla sua carriera, per paura di perdere l’amore del suo bambino. Ma il più delle volte, si accorge che il suo, era un timore infondato. O la mamma, che si convince di dover rimanere a casa, ma prova rimpianto e insoddisfazione. Si sente inutile e non apprezzata.

Ma allora c’e’ un compromesso? Si, infiniti! La mamma, trova sempre una giusta soluzione  per liberarsi dall’impasse. Tutto dipende dalle doti personali  e la volontà.

C’è la mamma che sceglie di lavorare part-time, o è una libera professionista, stabilendo da sola i tempi e i modi in cui  vendere le proprie capacità. C’è la mamma che lavora in casa con i figli e si ritaglia qualche ora per la sua attività nei momenti del pisolino del bimbo, o la mamma che porta il pupo sul posto di lavoro.

Lavorare o restare a casa, porta sempre a delle rinunce.  Ma cosa  nel mondo dell’adulto non ne comporta? I sacrifici di una mamma, vengono sempre ripagati. Non esiste baby-sitter che prenda il posto della mamma nel cuore del suo bambino. Non esiste figlio, che non apprezzi il tempo dedicatogli da una mamma sempre presente e soddisfatta di se stessa. I bambini che ottengono tanto amore e attenzione crescono molto forti e felici, anche se la mamma lavora fuori casa!

(Gentilmente concesso da Jessika Cretella)