“In sei anni bruciato il 12,5% dei posti di lavoro nelle banche pontine”

“A raccogliere i cocci della profonda crisi del sistema bancario è il lavoro. Latina non fa eccezione. In sei anni il numero degli occupati nelle banche che operano nella provincia è sceso del 12,5%, passando dai 1451 di fine 2010 ai 1269 occupati di fine 2016: si sono persi 182 posti di lavoro, con una flessione ben superiore a quella nazionale, pari all’8,2%. È un trend destinato ad aggravarsi ulteriormente alla luce degli esodi definiti nel corso del 2017, che prevedono quasi 20 mila uscite dalle banche italiane nel prossimo triennio”. Lo afferma Giulio Romani, segretario generale di First Cisl, che sarà tra i protagonisti della tavola rotonda “Il ruolo della banca del territorio a supporto dell’economia reale. La sfida digitale” organizzata da First Cisl di Latina venerdì 20 ottobre, alle 17.30, presso l’Auditorium della Banca Popolare di Fondi.

“Eppure – continua Romani – a Latina l’attività bancaria offre segnali di vitalità. Tra il 2010 e il 2016 nella provincia la raccolta e gli impieghi sono cresciuti rispettivamente del 16,3% e del 6,7%, con trend dunque migliori rispetto a quelli del Lazio nel suo complesso, che ha visto i depositi aumentare del 14,9% e i prestiti calare invece del 15,6%. La radicata presenza delle banche di territorio ha probabilmente contribuito ad ammortizzare il crollo di fiducia verso il settore”.


“Un altro segnale della dinamicità locale – aggiunge Romani – proviene dalla banca virtuale. Quasi l’88% dei correntisti della provincia di Latina utilizza i servizi di home banking, contro una media regionale del 68% e un dato nazionale di poco superiore al 69%. A Latina in sei anni il numero di utenti connessi via internet alla loro banca è cresciuto del 65,8%, mentre l’incremento regionale e nazionale è intorno al 58,5%. Tutto questo senza che localmente si verificassero accelerazioni a quel processo di chiusura degli sportelli che è comune all’intera realtà bancaria italiana: a Latina il calo delle filiali è stato del 5,8%, contro l’11,3% del Lazio e il 13,8% dell’Italia”.

“Dev’essere peraltro chiaro – conclude Romani – che la sola innovazione dei processi non garantirà un futuro all’attività bancaria. Ora che il digitale scardina le regole consolidate, le banche devono trovare nella combinazione tra l’esperienza consulenziale del personale e l’ingente ma ancora sottoutilizzata massa di dati presente nelle piattaforme informative le risposte alla mutevole domanda di servizi e di prodotti che proviene dalle famiglie e dalle imprese. Altrettanto essenziale, tuttavia, è attivare un processo partecipativo dei lavoratori e degli altri stakeholder alla vita dell’impresa bancaria, dimostrando così compiutamente che l’innovazione è al servizio della persona e del territorio e non viceversa”.