Truffa milionaria, la donna di Formia chiarisce la sua estraneità. Via i sigilli da auto e orologi di lusso

Sfiorata da un’inchiesta partita dal Piemonte ed incentrata su un maxi-raggiro da oltre 100 milioni di euro, è ora uscita di scena chiarendo la propria posizione. Si tratta di una donna di Formia, finita nei mesi scorsi nell’ambito di un’indagine condotta dalla Guardia di finanza di Torino e culminata con l’arresto di oltre 26 persone, accusate di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio di denaro e alle truffe a danno dello Stato e di altri enti pubblici operanti nel settore dell’efficientamento energetico.

Gli indagati si avvalevano di una rete di società, italiane ma anche rumene, bulgare, francesi ed arabunitensi, costituite ad hoc, per il rilascio di certificazioni energetiche per lavori in realtà mai eseguiti, con un profitto illecito, dal 2014 al 2017, pari a 110 milioni di Euro, il quale poi veniva reinvestito nell’acquisto di immobili, rolex, auto di lusso e compartecipazioni societarie operanti nel settore immobiliare.


Ad essere interessata dall’indagine anche una 40enne formiana che per un periodo ha intrattenuto rapporti di collaborazione professionale con uno dei soggetti ritenuti a capo dell’associazione a delinquere, amministratore di una delle società per il tramite delle quali avvenivano le condotte illecite, la quale al momento delle perquisizioni e del sequestro disposti dal Gip di Torino veniva trovata in possesso, senza alcun titolo, di un’automobile intestata all’azienda del valore di 33mila euro.

Gianluca De Meo

Infatti il 10 novembre scorso il Gip di Torino, su richiesta della Procura, oltre ad eseguire le misure cautelari in carcere nei confronti dei 26 indagati, i quali sono tuttora detenuti, provvedeva contestualmente a disporre le perquisizioni ed il sequestro di numerosi beni in tutta Italia, tra cui immobili, conti correnti, quote societarie, automobili ed orologi di lusso.

La donna formiana, difesa dall’avvocato Gianluca De Meo, ha presentato un ricorso motivato al tribunale torinese, sostenendo e dimostrando la totale estraneità ai fatti della propria assistita. E che l’automobile trovata in suo possesso, benché intestata alla società e mai oggetto di formale passaggio di proprietà, fosse semplicemente il corrispettivo delle prestazioni lecite fornite dalla professionista alla società.

Il tribunale ha accolto la richiesta di dissequestro presentata dal legale, in tal modo chiarendo definitivamente la posizione della donna formiana, “la quale, peraltro, era stata solo lambita dalle indagini e mai interessata da un formale avviso di garanzia”, come specificato da De Meo. Con lo stesso provvedimento il Tribunale di Torino ha disposto anche il dissequestro di due orologi del valore totale di oltre 50mila euro e di una Jaguar.