Consorzio industriale Roma-Latina, le tre sfide della nuova Governance

La nuova Governance del Consorzio per lo Sviluppo Industriale Roma – Latina si prepara ad affrontare le ardue sfide che lo attendono per ridare impulso e stabilità al tessuto produttivo del territorio.
Un Consiglio di amministrazione eletto dall’assemblea dei soci lo scorso 28 maggio e composto dal presidente Cosimo Peduto, dalla vice presidente Alessandra Scaraggi e dai tre consiglieri Luciano Mocci, Stefania Petrianni e Antonello Testa.

La prima sfida che questo Consiglio d’Amministrazione intende lanciare – dice il Presidente Cosimo Peduto – è di natura culturale prima ancora che politica ed economica: togliere il velo del disinteresse e dell’incuria su uno degli angoli industriali più importanti e con il maggior valore aggiunto di tutto il paese. Un quadrante che dal sud di Roma arriva fino alla parte nord di Latina nel quale si sono insediate nel corso dei decenni oltre 700 industrie, di ogni dimensione patrimoniale, settore merceologico, forma giuridica. Essenzialmente grandi imprese che reggono la quota largamente maggioritaria dell’export del Lazio.

La seconda sfida
 è sfatare la credenza che per creare sviluppo ed occupazione serva necessariamente spendere soldi pubblici: non è cosi, o per lo meno non è stato così per noi quando abbiamo ripreso dall’armadio impolverato del MISE l’articolo 63 della legge 448 e lo abbiamo sperimentato per far rimettere in produzione un sito dismesso. Niente soldi pubblici, nessuna variante urbanistica destinata a mangiare suolo, tutela dell’ambiente, piena e graduale occupazione, massimo coinvolgimento di tutti gli attori economici ed Istituzionali e tutto con il solo utilizzo della Norma, nazionale e regionale. Il risultato è che oggi ci sono tante altre richieste di investitori privati su altrettanti siti industriali dismessi in diretta ed esplicita conseguenza del fatto che abbiamo reso semplice e trasparente ciò che prima era complicato ed opaco.

Di siti dismessi anche fuori dal perimetro consortile ce ne sono decine e la terza sfida sta proprio nel non considerarli abbandonati a stessi o peggio ancora, immaginarli solo come futuri centri commerciali dal breve ed incerto futuro.

Vogliamo riprendere con forza una battaglia culturale e quindi politica ed economica intorno alla quale gli Enti locali, le Organizzazioni di categoria, i Sindacati dei lavoratori, i centri di ricerca possano riassegnare a questo pezzo di territorio ed alle imprese che lo vivono il posto e le funzioni che storicamente ha esercitato, facendo al tempo stesso in modo che si ritorni a creare e far creare occupazione e sviluppo facendo leva su quello che c’è. Certo ammodernandolo e rendendolo competitivo ai mutati contesti della globalizzazione ma a condizione – conclude Peduto – che si parta da quello che c’è. E quello che c’è, qui, non è poco”