VIDEO – Fondi, i migranti manifestano: vogliono libero il presidente della coop

AGGIORNAMENTO – Confusione, incertezza e nervi tesi, tra i migranti della cooperativa La Ginestra presenti a Fondi e in attesa di essere smistati altrove dopo gli arresti dell’operazione “Dionea”. Richiedenti asilo che questa mattina, tra le altre cose, hanno dato luogo ad una protesta quantomeno particolare: alcuni di loro hanno chiesto a gran voce la remissione in libertà di Luca Macaro, il presidente dell’onlus, da giorni ristretto nel carcere di Latina.

Situazione incandescente, quella degli stranieri in questione. Destinati da giorni ad altri Centri di accoglienza straordinaria della provincia e della Regione, ma con procedure effetto ralenti. Già serrati i battenti dell’unica struttura gestita dall’Azalea (le altre erano attive sui territori di Monte San Biagio e Lenola), a Fondi resta per ora la maggior parte degli ospiti de “La Ginestra”. Solo una cinquantina, al momento, quelli che hanno lasciato definitivamente la città, spediti nella vicina Itri. All’appello ne mancano ancora 236. Costretti all’attesa con sentimenti contrastanti. Ed in parte protagonisti di una protesta quantomeno particolare, come accennato: tra loro c’è chi ha fatto sentire la propria voce a difesa di Luca Macaro, il presidente della cooperativa arrestato. Ovvero il supposto “aguzzino”. Colui che, al di là dei soldi dell’onlus che si ritengono deviati, secondo il teorema investigativo fino a pochi mesi fa aveva costretto centinaia di stranieri ad alloggi di fortuna e cibo scadente. Cartelloni multilingue alla mano e slogan, i richiedenti asilo sono andati a piazzarsi all’entrata del Cas di via Carlo Levi chiedendo la liberazione del 35enne fondano. A sentire i dimostranti, qualche decina, mai sarebbero stati maltrattati dal presidente o dal personale. Né avrebbero avuto problemi di sorta col cibo, paradossalmente lamentati adesso, con il recente subentro di un noto ristorante del posto convenzionato con la Prefettura: la mensa de “La Ginestra” li aveva abituati anche a menù etnici, e molti dei richiedenti asilo hanno detto di trovarsi male con i cibi somministrati col cambio di rotta. Ad alcuni non piacciono, altri hanno sostenuto problemi di digestione. Quisquilie, rispetto a un’altra situazione, sottolineata anche dagli operatori: quella delle medicine. Con i conti ad oggi congelati e le scorte terminate, negli ultimi giorni sono state acquistate dai dipendenti della coop. Pure perché tra i migranti in attesa di trasferimento ci sono almeno un paio di malati.