Pensioni integrative e complementari sempre più necessarie

A dirlo non sono solo gli operatori del settore, ma anche e soprattutto i numeri del sistema previdenziale italiano che non garantisce sicurezze sia per l’immediato futuro che per le prossime generazioni. Nella scelta dei migliori sistemi pensionistici privati, però, concorrono numerosi fattori, soprattutto le voci legate ai costi.

Nel suo rapporto sulle pensioni, l’Ocse, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, ha individuato proprio nei costi operativi totali il discrimine per l’allargamento della previdenza complementare ad un pubblico più vasto. Costi di amministrazione e spese di gestione degli investimenti hanno sempre preoccupato gli addetti ai lavori, perché gran parte del buon esito della rendita finale che poi riceverà il contribuente sarà determinata da queste voci di costo.


La Covip, autorità che vigila sulla previdenza complementare ha ideato uno strumento di facile consultazione, il “Comparatore dei costi delle forme pensionistiche complementari”, utile agli utenti per confrontare l’onerosità delle differenti forme pensionistiche presenti sul mercato. L’ente di vigilanza che opera al fianco dei cittadini ha individuato nell’ISC, Indicatore sintetico dei costi, la voce che fa la differenza tra un fondo conveniente e uno meno indicato alle necessità dei risparmiatori. Questo fattore numerico indica l’incidenza annuale dei costi complessivi praticati sulla posizione individuale, fornendo un quadro dettagliato durante tutta la fase di accumulo del capitale.

L’Indicatore Sintetico dei Costi viene calcolato in base alla differenza tra due rendimenti, uno ipotetico, l’altro reale, ma entrambi epurati dal prelievo fiscale: in particolare, si comparano gli andamenti di un piano d’investimento senza costi e di un piano gravato di tutte le spese. È importante notare che questo dato si riporta per periodi differenti di sottoscrizione nella forma previdenziale, poiché le spese sono inversamente proporzionali all’entità della posizione individuale maturata. A pesare sull’evoluzione della rendita saranno i costi d’iscrizione, la spesa annua, fissa o variabile in base ai versamenti, ma anche le commissioni che si applicano sul patrimonio e il costo per il trasferimento della posizione individuale, che però non si applica all’indicatore a 35 anni, visto che con un orizzonte temporale così ampio è vicino il pensionamento.

In base a questo indice, è evidente che una delle formule più adatte alle esigenze dei risparmiatori è il Piano Individuale Pensionistico. Questo strumento previdenziale su base volontaria fa registrare numeri decisamente più contenuti in materia di costi e spese e consente di distribuire quanto accumulato sia attraverso una rendita vitalizia che attraverso altre formule. Chi sottoscrive il PIP versa contributi regolari veicolati al piano di investimento, che saranno poi erogati quando si raggiunge l’età pensionabile o anche prima, ma solo in casi eccezionali previsti dalla legge.

A giocare però a vantaggio degli investitori è senza dubbio lo sgravio fiscale previsto per questa tipologia di investimento e la possibilità di estendere le garanzie in favore degli eredi in caso di decesso del beneficiario. Questa seria di vantaggi, unita alla grande flessibilità e all’assenza di penali eccessive, consente di abbassare la distanza nell’Indicatore Sintetico dei Costi tra l’investimento privo di costi e quello reale che prevede le spese.