“E con essi chiusi in una stanza”, il romanzo di Pina Palermo – VIDEO

Ci sono mondi che si lambiscono, altri che si attraversano senza lasciare traccia. Alcuni sono fatti di cose meravigliose che non possono esser viste, né toccate ma solo sentite col cuore. Inaccessibili al passo dell’uomo dove il sentiero delle parole si perde, si confonde con quello di una gestualità replicata, ossessiva. Un linguaggio sordo all’orecchio di alcuni uomini, ma frastornante per l’animo di pochi.

La scrittrice Pina Palermo col suo romanzo “E con essi chiusi in una stanza” – presentato al lido “Il Vascello” di Scauri venerdì, con il contributo della professoressa Giuseppina Scognamiglio e della professoressa Anna Bonaiuto, in veste di moderatrice dell’incontro – ha dato voce al silenzio. L’autrice ha condotto i partecipanti in un piccolo paese della Basilicata, Accettura, dove prende vita l’intreccio delle storie di Marco, Gaia e Flaminia.


Tre minuscoli universi. Marco col suo mondo di numeri e logiche incomprensibili ma stupefacenti, Gaia col suo fragile incanto si muove librando le ali, Flaminia che vede oltre la nebbia d’inverno e riconosce ovunque si trovi l’odore della neve. Tre fragili essenze che si muovono alla ricerca delle proprie radici, di insoluti inquieti, di dolori irrisolti di cui una stanza al pian terreno di una casa di Accettura si fa custode. Ogni frammento personale si mischia con la Storia: quella dei Briganti, quella delle due Guerre Mondiali, quella del Fascismo. Ciascun personaggio fa udire la sua voce a dispetto del tempo, della distanza, della nostalgia.

Voci di migranti non taciute, ma ossessivamente intrappolate in una memoria familiare le cui attente seguaci sono principalmente le donne: La dolce Rachele, la caparbia Letizia, l’inquieta e talentuosa Gaia, la coraggiosa Flaminia. Eroine di vicende quotidiane e a volte leggendarie, monito per una fragilità del nostro tempo. La narrazione si confonde in uno spazio dilatato evocato, sognato che mostra quanto un luogo non sia solo un luogo: quel luogo siamo anche un po’ noi. In qualche modo senza saperlo, lo portavamo dentro ed un giorno ci siamo arrivati.