Il padre contro gli aguzzini e le ‘amiche’ di Desirée: “Sono diavoli”

“Da quando è successo, sono morto pure io insieme a mia figlia. Io a mia figlia ci tenevo, la cercavo. Desirée per me era tutto e io per lei ero tutto”.

A parlare è Gianluca Zuncheddu, il padre della 16enne di Cisterna di Latina morta nei giorni scorsi a Roma dopo essere stata drogata e, per le ipotesi investigative, violentata da un branco di stranieri.


Al centro, Zuncheddu ai funerali

Le prime parole pubbliche di un uomo ovviamente distrutto, rilasciate in esclusiva ai microfoni di ‘Storie Italiane’, programma di Rai 1, poco prima dei funerali di ieri, come immaginabile partecipatissimi. “Che idea mi sono fatto? L’hanno portata là… è stata una trappola. Voleva rimanere a Roma perchè si è fidata. Desirée non si fidava di nessuno, non rimaneva in giro, rientrava sempre”.

Se si dovesse trovasse faccia a faccia con le persone che le hanno fatto del male, o con coloro che non hanno immediatamente allertato l’ambulanza? “Gli direi ‘mi avete levato la vita’, lei era la vita mia. Ma pure queste persone, queste ragazze che stavano insieme a mia figlia, spero gli facciano qualcosa. Sono carnefici queste persone. Sono diavoli, non sono persone normali”.

Ed ancora: “Non si era mai bucata. Posso dire che fumava le canne e beveva una birra… una cavolata così. Sempre bella, profumata, pulita, ordinata. Era così Desirée”.

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