Gestione del rischio nel trading Forex

Chi opera nel settore della finanza, in particolare della finanza online, deve convivere quasi quotidianamente con una sorta di spauracchio: vale a dire l’incubo che un singolo investimento sbagliato – magari tra quelli considerati “blindati” – possa mandare in fumo interi capitali. Ciò è ancora più vero quando si parla di settori del trading caratterizzati da una leva particolarmente elevata: in questi casi, alle prospettive di alti guadagni si accompagnano i rischi di veder volatilizzarsi i propri investimenti per cause semplicemente imponderabili.

Tra le branche della finanza caratterizzate da un leverage molto alto, il Forex è forse quello che determina la curva ascensionale più ripida. Grazie agli scambi di valute, è effettivamente possibile accumulare guadagni significativi con poche mosse assestate al punto giusto sul mercato. Tale possibilità si paga, ovviamente, con un margine di rischio decisamente più elevato della media. Ciò ha un duplice effetto: quello di scoraggiare i trader alle prime armi, ma anche quello di attuare una sorta di “selezione all’ingresso”. In altre parole: quello del Forex è un ambiente considerato esclusivo, in cui solo chi è in possesso di determinate conoscenze può prosperare per un tempo ragionevolmente lungo.


Eppure anche un investitore alle prime armi può trovare nel mercato valutario un occasione per incrementare le proprie entrate, riconducendo il margine di rischio entro termini accettabili. Premesso che è impossibile allestire una blindatura perfetta dai rischi di rovesci finanziari (d’altronde, l’imponderabile è sempre dietro l’angolo), esistono dei piccoli-grandi accorgimenti, delle prassi consolidate, delle regole di buon senso che possono aiutare ad attutire gli eventuali colpi, quando non addirittura a schivarli. Basta seguirli per ritenersi al riparo da ogni rischio? Ovviamente la risposta è no. Tuttavia essi sono sufficienti per fare del Forex un ambiente finanziario accessibile più o meno come gli altri. Di seguito vediamo quali sono le principali regole da seguire per ridurre al minimo il rischio di perdite consistenti.

  1. Mai fare il passo più lungo della gamba. Un trader accorto opera a seconda della sua capacità di spesa in un determinato momento, e su affari che non presentano un margine di rischio troppo elevato. Cedere alle lusinghe di un leverage particolarmente alto potrebbe significare la rovina dell’investitore.
  2. Non intasare il mercato. Operare su troppi tavoli, tenendo in piedi più operazioni contemporaneamente, è una cosa rischiosa e alla lunga, il più delle volte, controproducente. Il trader deve scegliere con oculatezza le proprie mosse, valutandole una per una, per poi centellinarle nel tempo.
  3. Definire un livello di stop loss. Grazie alla funzione stop loss un trader è in grado di definire un limite di accettazione delle perdite. Si tratta di un indubbio vantaggio, dal momento che in questo modo l’account dell’investitore può essere fermato prima che la situazione dei suoi investimenti precipiti.
  4. Non smettere di aggiornarsi. Sembra scontato ma non lo è: lo studio e la ricerca fanno sempre la differenza. Il trading è un ambito in continua mutazione, e bisogna essere sensibili alle novità e alle sollecitazioni del mercato.
  5. Sapere quando chiudere. Stop loss a parte, deve essere il buonsenso dell’operatore a definire il momento in cui è meglio ritirarsi dall’affare quando il margine di rischio è troppo elevato da sostenere. Un’accortezza che – queste almeno sono le parole di chi il trading lo pratica da anni – si acquisisce con il tempo, l’esperienza e anche qualche bella lezione ricevuta sul campo.

Esistono diverse scuole di pensiero riguardo alle metodologie di gestione dei rischi più efficaci. Ma che si parli di rapporto fisso di rischio (acquistare valuta per una somma corrispondente a una percentuale fissa del capitale in possesso del trader), di rapporto percentuale (basata sulla percentuale di fallimento dell’operazione tollerabile dal trader), o di rapporto in base alla volatilità (che si fonda su un’analisi dello “storico” di una determinata valuta), rimane l’assioma di fondo. Ovvero: fare il trader seriamente è un mestiere come gli altri, che necessita di apprendistato e anche di qualche salutare “fallimento”, in grado di sottrarre immediatamente al nuovo investitore ogni velleità superomistica e presunzione di infallibilità.