Incatenati al Comune, la protesta di due operai disoccupati. “Presi in giro dall’amministrazione”

Incatenati al Municipio di Formia per far sentire la voce della disperazione. Quella di Salvatore Pace e Maurizio Petronzio, due padri di famiglia rimasti da tempo senza lavoro. E che si dicono illusi dall’amministrazione guidata dal sindaco Paola Villa: trascorso oltre un anno fatto di confronti ed attese, continuano a trovarsi in un limbo. Senza vedere alcuna luce. Anche perché, dopo tanto procrastinare, la sostenuta ricerca di una soluzione atta a garantire loro una nuova occupazione pare caduta nel vuoto: dal Comune si sarebbero tirati indietro. Prima la reiterata richiesta di pazientare, riferiscono i dimostranti, infine le porte chiuse in faccia. Abbastanza per presentarsi mercoledì mattina sotto la casa comunale con cartelli e catene. Largo a una silenziosa protesta.

Precari per una vita – qualcosa come vent’anni -, Pace e Petronzio sono rimasti appiedati in concomitanza col mancato rinnovo del contratto tra il Comune e l’ormai ex Cofely, la società che per conto dell’ente locale si occupava della piccola manutenzione di edifici e aree pubbliche. “A differenza di altri lavoratori ex Cofely che hanno potuto avere un proseguimento dell’attività lavorativa (come ad esempio quelli impegnati nelle pulizie dell’edificio comunale e di altri edifici pubblici), noi impegnati nelle manutenzioni non abbiamo ottenuto subito una ricollocazione lavorativa”, spiegano i due in una lunga e dettagliata lettera aperta. “Fra questi ultimi, noi due siamo un caso ancora più particolare perché, a differenza dei nostri colleghi e compagni di lavoro, non abbiamo potuto usufruire neanche della quota di disoccupazione se non per un brevissimo periodo, perché lavorammo con Cofely per alcuni mesi nell’ultima fase.


Oltre un anno fa, in un incontro con la sindaca Villa, esponemmo la nostra situazione e ci sentimmo rispondere che lei (ne, ndr) era a conoscenza parziale, che ne aveva sentito parlare, che avrebbe studiato la cosa, ma che sicuramente avrebbe dovuto trovare una soluzione perché si trattava di una cosa specifica e diversa da altre, e che lei si sarebbe impegnata o avrebbe impegnato qualche responsabile a trovarla, anche soltanto a carattere temporaneo in attesa di collocazioni definitive per le quali occorreva più tempo.

In tutto questo tempo – continuano i dimostranti – la nostra situazione dovrebbe essere stata seguita dal dottor Armando Russo, capo di gabinetto, con il quale ci siamo incontrati tante volte sentendoci sempre dire che la soluzione era praticamente pronta e che mancavano solo dettagli. Della nostra situazione erano e sono a conoscenza, oltre alla sindaca e al capo di gabinetto, assessori e consiglieri di maggioranza e di minoranza. E ne sono a conoscenza anche i nostri colleghi ex Cofely per i quali l’amministrazione ha avuto contatti e incontri con i rappresentanti sindacali al fine di trovare una soluzione”.

Quale è stata la molla che ha portato i due operai in cerca di lavoro ad incatenarsi? “Non avremmo mai voluto arrivare a questo – sostengono – ma ci siamo visti costretti a questa forma di protesta che cominciamo oggi perché la settimana scorsa, dopo un altro colloquio con il capo di gabinetto, ci è stato ripetuto che per la soluzione mancava solo una iniziativa della dirigente (ma non sappiamo di quale iniziativa e di quale dirigente parlasse), ma che non si poteva sapere quanto tempo ancora ci sarebbe voluto. Abbiamo chiesto con decisione, ma senza alcuna violenza, un incontro alla sindaca, che avevamo chiesto da mesi senza avere risposte dirette dalla sua segreteria e l’abbiamo ottenuto, sentendoci dire dalla sindaca Villa che lei non era l’ufficio di collocamento, che avremmo dovuto trovarci altri lavori, che lei non aveva nessuna soluzione e che forse una soluzione probabile prevedeva che prima si facesse una gara per sistemare i bagni pubblici di via Olivastro Spaventola, ma non si sa quando, e che dopo, al momento di affidare a qualcuno la pulizia e la tenuta di quei bagni, si sarebbe potuta immaginare una soluzione, sempre ammesso che la ditta vincitrice non avesse cose in contrario”.

Un pugno nello stomaco. “Ci è caduto il mondo addosso e ci siamo sentiti presi in giro per oltre un anno, visto che la stessa sindaca nel primo incontro riconobbe la giustezza delle nostre semplici richieste e si era impegnata a trovare la soluzione anche temporanea, anche part time. Dopo un anno la sindaca, invece, scopre che noi non abbiamo alcun diritto specifico, che ci dobbiamo andare a trovare un lavoro e che lei non vuole andare in galera per causa nostra. A parte che poteva dircelo un anno e mezzo fa, ma noi oggi chiediamo chiarezza.

Secondo voi è giusto che il capo di gabinetto ci incontri per circa un anno dicendoci che una soluzione sarebbe stata trovata ma che mancava solo un dettaglio, e dopo un anno e mezzo di incontri la sindaca ci dica che si dobbiamo trovare un altro lavoro? E’ giusto che tutti i rappresentanti politici con i quali abbiamo parlato ci abbiano dato ragione e poi nulla sia stato fatto? Oggi cosa dicono? Abbiamo ragione noi o ha ragione chi ci ha portato in campana per oltre un anno per poi buttarci nel fosso?

Noi abbiamo famiglie e bambini piccoli. Non chiediamo cose impossibili. Abbiamo lavorato e portato avanti lavori utili per l’amministrazione e per la città. Chiediamo di non essere buttati via definitivamente. Chiediamo di poter continuare a fare quello che facevamo. Chiediamo un lavoro per dignità e per sopravvivere, e lo abbiamo fatto sempre con il massimo rispetto nei confronti di tutti. Ci stiamo arrabattando con altre piccole attività, ma non si riesce a far sopravvivere una famiglia con a saltuarietà, l’incertezza e il tanto tempo senza lavoro.

Sono tante le cose nelle quali l’amministrazione ci potrebbe impegnare. La minuta manutenzione degli edifici, delle strade e dei marciapiedi, i parchi, la segnaletica stradale, la pulizia delle grate di scolo prima delle piogge. Ci sarebbe tanto da dare e noi crediamo che, se si vuole, le soluzioni per impegnarci si possono trovare. Se poi ci sono altre motivazioni – continuano Pace e Petronzio – vogliamo che l’amministrazione ce le dica chiaramente. Altri lavoratori ex Cofely hanno trovato collocazione temporanea presso la FRZ attraverso l’ultima selezione. Siamo delusi da chi, nei confronti di persone in condizioni di bisogno come noi, si comporta portandoci avanti per un anno e mezzo per poi, alla fine, liquidarci dicendoci che lei non può fare nulla.

Oggi cominciamo questa protesta. Non sappiamo quando la concluderemo. Abbiamo profondo rispetto per le migliaia di disoccupati del nostro territorio, ma la nostra situazione è un po’ diversa per il fatto stesso di aver già lavorato a disposizione del Comune. Noi vogliamo che chi di dovere mantenga l’impegno che prese oltre un anno e mezzo fa”.

LA FOTOGALLERY DELLA PROTESTA