Appalto per l’autostrada Roma-Latina, bocciatura confermata

La Corte di Cassazione

Confermata dalla Cassazione la bocciatura dell’appalto per l’autostrada Roma-Latina e la bretella Cisterna-Valmontone e dichiarato inammissibile il ricorso del Consorzio Sis.

La Suprema Corte ha avallato la sentenza con cui il Consiglio di Stato, il 13 settembre 2018, ha annullato l’aggiudicazione della gara da 2,7 miliardi di euro per la progettazione esecutiva, la costruzione e la gestione dell’infrastruttura, accogliendo l’appello di Salini Impregilo, e stabilito che l’appalto deve essere rifatto.


Palazzo Spada ha specificato che la gara va rinnovata “a partire dal segmento risultato illegittimo”, quello sull’utilizzo del contributo a fondo perduto concesso dal concedente, e che la stazione appaltante deve modificare la lettera d’invito con riferimento alla formula relativa al parametro contestato, introducendone una nuova che rispetti le indicazioni che risultano dalla motivazione della sentenza in relazione a quanto emerso dalla verificazione che è stata effettuata, dunque dall’indagine disposta dagli stessi magistrati amministrativi. Con un’operazione che non va ristretta ai soli due gruppi imprenditoriali al centro del contenzioso.

Un contenzioso che ha fatto allungare ulteriormente i tempi per un progetto già fermo da oltre dieci anni e già costato oltre 50 milioni di euro per la sola progettazione, con sprechi stimati dalla Corte dei Conti in circa 20 milioni.

Il Consorzio Sis, il raggruppamento italo-spagnolo che unisce la Sacyr Construccìon, la Sipal e la Inc, che si era aggiudicato la gara annullata da Palazzo Spada, aveva tentato anche di far annullare la sentenza con cui aveva perso il ricco appalto, ma invano, essendosi visto dichiarare il ricorso inammissibile. E non ha avuto maggior fortuna in Cassazione.

La Suprema Corte ha specificato che “il giudice amministrativo non si è sostituito alla pubblica amministrazione nell’operare una valutazione comparativa, ma ha, come la legge gli demanda e rimanendo entro i confini della giurisdizione devolutagli, apprezzato la correttezza o meno del criterio di valutazione applicato, per poi escluderla in concreto alla stregua degli elementi fattuali acquisiti all’esito della disposta verificazione, a riprova dell’insostenibilità del presupposto eretto a fondamento della scelta poi operata dalla stazione appaltante, tanto da rimettere appunto a questa ogni ulteriore provvedimento conseguente, nel solo ovvio rispetto dei rilievi operati: sicché non si è avuto alcuno sconfinamento dai limiti esterni della giurisdizione del giudice speciale”.

La Cassazione ha inoltre condannato il Consorzio Stabile SIS e Autostrade del Lazio s.p.a., la società della stessa Regione Lazio e dell’Anas, che aveva presentato ricorso incidentale, a pagare alla Salini Impregilo 50mila euro di spese per il giudizio di legittimità.