Sangue sullo sfondo della zona rossa di Fondi: l’omicidio dopo una discussione degenerata – VIDEO

Una discussione degenerata dopo aver eluso di qualche decina di metri la zona rossa di Fondi, decretata nei giorni scorsi dalla Regione Lazio per l’emergenza da coronavirus. Fino all’omicidio di un anziano agricoltore, il 69enne fondano Emilio Maggiacomo, e alla successiva fuga. Terminata comunque nell’arco di circa mezz’ora, quando il presunto assassino, un 44enne pakistano, Abdul Majid Khan, è stato arrestato. All’inizio ha negato, poi è crollato, fornendo comunque una confessione solo parziale rispetto a quanto addebitatogli. A suo dire, non voleva uccidere, né si era reso conto di averlo fatto. Eppure le prime ipotesi investigative dicono tutt’altro.

Breve cronaca di un tragico fatto di sangue che non poteva non destare scalpore. Per una ricostruzione che comunque, al momento, oltre a vedere alcune, pesanti incongruenze nella versione dell’arrestato, manca di diversi tasselli determinanti. Ad ogni modo, per quanto riguarda l’ipotesi di reato, l’accusa iniziale era quella di omicidio preterintenzionale, ma sulla scorta di altri elementi in un secondo momento è stata formulata quella, ancora più pesante, di omicidio volontario aggravato dai futili motivi. Le indagini in tal senso proseguono alacremente, portate avanti dagli agenti del Commissariato della Piana insieme ai carabinieri della Tenenza e del comando provinciale dell’Arma, attivatisi dalla mattinata di lunedì e che procedono in stretta collaborazione sotto il coordinamento del sostituto procuratore di Latina Claudio De Lazzaro.


DALLA MACABRA SCOPERTA ALL’ALLARME

A scoprire il malcapitato Emilio Maggiacomo, ormai privo di vita, è stato uno dei tre figli. Un imprenditore edile, secondo le ricostruzioni messe a verbale dai carabinieri accorso in via Molelle, nella frazione verde di San Raffaele, dopo che il padre gli aveva telefonato in stato di forte agitazione, allertandolo rispetto alla sgradita presenza del 44enne straniero presso il suo terreno. Un fondo localizzato proprio ai confini tra Fondi e il vicino Comune di Itri, e in cui l’anziano era al lavoro, intento a posizionare dei pali per allestire un vigneto. Ad un certo punto Maggiacomo avrebbe smesso di rispondere, col cellulare a squillare a vuoto. Una stranezza tale da portare il congiunto a precipitarsi sul posto. Nel giro di pochi minuti, una scena raccapricciante: il corpo del padre che giace al suolo, con vistose lesioni e sangue sul volto. Ha chiamato un’ambulanza dell’Ares 118, a ruota i carabinieri del sottotenente Emilio Mauriello. Nulla da fare, purtroppo. I sanitari non hanno potuto far altro che constatare il decesso. E gli uomini dell’Arma avviare le indagini del caso, insieme ai poliziotti del dirigente Franco Pellegrino.

IL FERMO LAMPO

Riflettori subito puntati sul 44enne, che si guadagna da vivere potando piante e facendo altri lavori nei fondi agricoli. Questo, sulla scorta degli indizi forniti dal figlio dell’anziano, che nel venire per la stretta via che porta al terreno riferisce di aver incrociato una Lancia Phedra dorata, l’auto in seguito risultata di Khan; ma anche del rinvenimento, sul luogo del delitto, della fotocopia della tessera sanitaria dello straniero. Residente formalmente in via Giuseppe Verdi, nel centro urbano di Fondi, secondo quanto trapelato è stato fermato nei pressi di un capanno di campagna nell’area di via Chiarastella. A rintracciarlo e bloccarlo al termine di un rapido blitz, la Polizia di Stato. Decisivo in tal senso, in particolare, il lavoro degli agenti della squadra di Polizia giudiziaria e della squadra Volante. E pure l’aiuto offerto dalle comunità pakistana e indiana, che hanno collaborato attivamente al rintraccio del 44enne.

TRA CERTEZZE, RICOSTRUZIONI DI PARTE E PUNTI INTERROGATIVI

Tra le sicurezze alla base delle indagini, il fatto che lunedì mattina Khan è stato nel fondo agricolo, superando di qualche decina di metri il confine di Fondi per entrare di fatto a Itri, per poi trovarsi a discutere animatamente con l’uomo rinvenuto cadavere. Circostanze confermate dallo stesso 44enne, una volta trasferito in Commissariato per l’interrogatorio. Da qui, almeno in queste fasi iniziali, strada tortuosa. Uno dei punti da chiarire con esattezza, concerne il motivo della presenza del pakistano presso il terreno di Maggiacomo, a maggior ragione tenendo presenti le recenti misure restrittive legate all’emergenza Covid-19, che hanno trasformato Fondi in “zona rossa”. Tra l’altro, se non per poche categorie di lavoratori, è fatto divieto di entrare e uscire dal perimetro comunale. Stava cercando un passaggio secondario che permettesse di aggirare i blocchi imposti dalle autorità? È incappato in maniera del tutto casuale nel fondo dell’uomo rinvenuto cadavere, situato in una stradina senza sbocchi? Vittima e presunto carnefice si conoscevano? Cosa ci faceva sul posto la copia del documento d’identità dello straniero? È stata strappata dalle mani dell’uomo indicato come assassino o comunque lasciata lì durante l’acceso alterco degenerato, oppure è indicativa di una conoscenza pregressa? Allo stato attuale, gli inquirenti non escludono nulla con certezza. E, quantomeno esplicitamente, ancora non si esprimono neanche sulla scintilla che ha fatto scatenare la discussione finita nel sangue.

omicidio Maggiacomo zona rossa

Resta peraltro da chiarire un ulteriore nodo cruciale: da cosa sia stato provocato il pesante trauma facciale che ha cagionato il decesso di Maggiacomo. Khan, interrogato, ha sostenuto di aver accidentalmente investito il 69enne mentre cercava di allontanarsi dal terreno a bordo della propria auto, impaurito dalla reazione veemente anziano, che lo avrebbe bastonato (lo straniero ha in effetti dei segni compatibili sulla schiena), e dalla possibile venuta del figlio. Sta di fatto che le evidenze del momento forniscono una ricostruzione diversa, almeno per quanto riguarda le fasi finali della lite: a prima vista, le lesioni sul volto dell’anziano nulla hanno a che vedere con la dinamica ricostruita dal pakistano. Nessuna elemento a confermare la sua versione dei fatti rispetto a quei frangenti.

Il dottor Mariani

Maggiacomo, credono gli investigatori, non è caduto rovinosamente dopo il supposto investimento, bensì è stato aggredito e quindi ammazzato con un corpo contundente da identificare. Fra i vari elementi repertati dagli specialisti della scientifica della polizia e dei carabinieri, figurano un grosso trapano a mano in ferro e alcuni paletti rettangolari in legno. Proprio il trapano ‘a T’, secondo la polizia, potrebbe verosimilmente rappresentare l’arma del delitto. Lunedì sul luogo dell’omicidio, per un esame esterno della salma, si è portato il medico legale Alessandro Mariani. Senza poter comunque dare, per forza di cose, risposte certe, attese da un esame autoptico più approfondito.

L’AGRICOLTORE E IL BRACCIANTE

Dopo una vita di sacrifici, una morte atroce che pare incredibile, quella del 69enne agricoltore di Fondi. «Veniva qua tutti i giorni. Brava persona, uno che lavorava dalla mattina alla sera. Aveva i terreni qua sotto, gli uliveti più avanti», afferma uno dei pochi residenti della zona. Nessuno riesce a spiegarsi l’accaduto. «Quando si litiga, basta anche una pacca sulle spalle e tutto si calma», il commento a caldo di un secondo residente.

 

Anche Khan, originario della regione del Kashmir, viene descritto da chi lo conosce come una persona dedita al lavoro, nonché integrata nel tessuto cittadino. «È venuto in Italia dal 1998», spiega l’unico parente a certe latitudini, un nipote. «È stato tra i primi della comunità pakistana a venire in zona e, dopo qualche tempo, ad acquistare casa, grazie sia al suo lavoro che al supporto dell’anziana madre, che ha una pensione britannica. Cosa è successo? Non lo so, sono il primo a voler capire. Non riesco a credere che abbia potuto fare una cosa del genere, è una brava persona».

CON LE INDAGINI CHE PROSEGUONO, ATTESA PER L’AUTOPSIA 

Poco dopo la mezzanotte di lunedì, ad oltre mezza giornata dal fermo, il 44enne è stato trasferito dal Commissariato di Fondi a Latina, per essere associato alla casa circondariale di via Aspromonte. Si attende ora l’interrogatorio di convalida, fissato per le 11 di mercoledì in videoconferenza dal carcere, oltre che al formalizzazione, da parte del sostituto procuratore di Latina De Lazzaro, dell’incarico al medico legale che dovrà svolgere l’autopsia. Per un’inchiesta che a breve passerà per competenza territoriale alla Procura di Cassino, essendo il terreno dove è materialmente avvenuto l’omicidio nel Comune di Itri, seppure per una manciata di metri. Nel frattempo, proseguono in sinergia le indagini di polizia e carabinieri, con la lente d’ingrandimento puntata sia sulla Lancia Phedra che su una seconda auto in uso all’arrestato, una Opel Astra. Ed intanto si scaldano i legali. La famiglia di Maggiacomo ha incaricato l’avvocato Giulio Mastrobattista, mentre per la difesa di Khan è stato contattato il Maurizio Forte e il collega Luigi Vocella.