Minacce e danneggiamenti al pronto soccorso di Fondi: 50enne dà di matto

Giornata di Pasquetta quantomeno movimentata, al pronto soccorso dell’ospedale di Fondi: senza alcun motivo, un 50enne del posto che da giorni si aggira presso la struttura ha dato di matto, minacciando il personale presente e danneggiando la sala d’attesa. Intimidazioni, sedie lanciate tutt’intorno, sputi. Una furia iniziata intorno alle 9.30, e che ha portato all’intervento dei carabinieri della Tenenza locale. Sopraggiunti però quando l’uomo si era già allontanato. Almeno in un primo momento: è tornato alla carica un paio d’ore dopo, vedendo un nuovo intervento dei militari dell’Arma – che nel frattempo avevano già allertato il vicesindaco Beniamino Maschietto – e successivamente degli agenti della Polizia di Stato e della Municipale. Un soggetto bisognoso innanzitutto di cure specialistiche, il 50enne. Che intanto è stato denunciato dai carabinieri per i reati di danneggiamento e interruzione di pubblico servizio.

Si tratta di Giampaolo D.N., un pluripregiudicato del posto con alle spalle una storia di tossicodipendenza e con pesanti problemi psichici che si porta dietro da anni. Da quando di recente è uscito dal carcere, dove era stato ristretto per incendio doloso, si è ritrovato abbandonato a se stesso. Ha una casa nella frazione di Sant’Andrea, del tutto inagibile, e fa la vita del senzatetto. Quando non vagabonda per le vie del centro urbano, è facile trovarlo nell’area dell’ospedale San Giovanni di Dio, dove ultimamente staziona anche di notte. Non di rado spaventando utenti e personale. E quanto accaduto in mattinata è alquanto indicativo.


Un uomo bisognoso d’aiuto, ed allo stesso tempo un pericolo pubblico. Negli anni, si è reso responsabile di diverse aggressioni che non hanno risparmiato nessuno. Dalla defunta madre ad anziani passanti, fino a esercenti, automobilisti ed esponenti delle forze dell’ordine, che in un’occasione tentò anche di colpire con un forcone. Nei suoi raid all’insegna della follia non ha risparmiato neanche gli operatori sanitari, sia del nosocomio civile che del Cim. Una triste storia personale, insomma, condita da ripetuti episodi di cronaca che di volta in volta mettono a repentaglio l’incolumità degli altri. Urge, daccapo, un intervento concreto da parte delle autorità preposte. Un intervento che, considerando la particolarità del caso, non può limitarsi a una deferimento a piede libero. Piuttosto, servirebbero cure e un’assistenza specialistica.