“Difficile accettare – anche politicamente – le nuove disposizioni in campo sanitario che hanno visto protagonista la Regione Lazio e la Asl di Latina, i soggetti che avrebbero disposto, attraverso un Protocollo di intesa, che nella rete della Sanità regionale in materia di Covid 19 siano inseriti gli ospedali di Latina e di Gaeta, e non quello di Formia.
Così, in una nota congiunta Art Uno / Leu circolo di Formia e il coordinamento provinciale Art Uno Latina.
Un presidio sanitario indubbio punto di riferimento per tutto il sud pontino, al quale, immaginavamo molto realisticamente, sarebbe stata assegnata la fase emergenziale successiva.
Auspichiamo su questo l’avvio di un confronto e di un chiarimento.
Che abbia l’ex ospedale di Gaeta ospitato un reparto, riorganizzato sulla scorta dell’emergenza Covid-19, è apparsa cosa condivisibile e lo abbiamo con chiarezza affermato. Bisognava trovarsi pronti nel territorio con una disponibilità di posti letto maggiore. Una risposta che il territorio ha accolto positivamente, sebbene non si capisse in che modo la stessa struttura stesse dotandosi di tecnologie e attrezzature adeguate al compito assegnatole. Ancora oggi ci sfugge.
Tuttavia, non è questo il punto.
Al di là di qualsiesi provvedimento di emergenza Covid ( che poteva e doveva essere discusso e dibattuto ) ciò che sconcerta sono le modalità . A margine di una pesante situazione emergenziale, nascono progetti sanitari ex novo, si producono protocolli d’intesa, escludendo dal tavolo della discussione e della decisione quei presidi ospedalieri che, come il Dono svizzero hanno finora, sia pur tra mille difficoltà, rappresentato una certezza.
Soprattutto riteniamo che, nel mezzo di una pandemia, le priorità siano altre che non quella del di chi mette più bandierine di altri .
Una situazione di emergenza devastante e drammatica come quella attuale avrebbe bisogno di maggiore attenzione e di toni tesi alla collaborazione e all’unità non alla propaganda e alla divisione.
Ci aspettavamo soprattutto una logica più strategica capace di mettere insieme tutte le risorse del territorio, tutti i presidi finora in prima linea nel nostro comprensorio, dalla quale far scaturire un piano di azione sanitaria in grado di far camminare insieme l’emergenza corona-virus e l’offerta sanitaria nel senso più ampio . Deludenti le mosse di USL e Regione in questo delicato passaggio.
Temiamo che la cessione di Formia del ruolo di capofila del distretto socio- sanitario abbia fatto la sua parte.
Non è la prima volta che ripetiamo quanto tutta l’area del nostro comprensorio abbia necessità di potenziare e rendere efficienti i servizi territoriali che, in situazioni di emergenza e di normalità, sono vitali e in grado di dare importanti risposte alla sanità pubblica.
I pronto soccorso, le sue ramificazioni quali PPI (di cui si chiede il ripristino), ora PAT ( di cui si chiede il funzionamento notturno attualmente sospeso) le Case della salute, i medici di famiglia: i servizi territoriali vengono molto prima dei progetti faraonici, nella gestione delle criticità e dell’assistenza sanitaria nel suo complesso.
La pandemia non è stata sconfitta e l’indebolimento del contagio, in assenza di un vaccino, non equivale a dire che il pericolo è sventato. Un riaccendersi dell’epidemia è possibile, persino sicura.
Come la ASL pensa di intervenire sul Dono Svizzero e sui servizi sanitari territoriali, per il futuro?
E, anche se il tema oggi non è questo, ci risulta del tutto naturale chiederci se l’Ospedale del Golfo rimarrà una priorità per l’ASL Latina come ha recentemente affermato il Dottor Casati .
Nell’attesa, il miglioramento dell’esistente come sarà garantita?
La politica si riappropri di questi ambiti di intervento e faccia qualcosa”.