Continuano i dati confortanti per l’ Italia anche dopo il Bollettino del 5 maggio.
I nuovi casi positivi accertati scendono a 1.075, nonostante l’aumento del numero di tamponi rispetto ai due giorni precedenti.
Nella tabella 1 troviamo nella prima colonna i casi accertati da inizio epidemia delle regioni italiane.
Nella seconda colonna della Tabella 1 i nuovi casi positivi accertati ieri. Metà delle regioni italiani fa registrare meno di 12 casi giornalieri.
Le colonne successive ci indicano l’incremento percentuale a 5 giorni calcolato il 28 aprile (una settimana fa) e il 5 maggio.
Rispetto alla settimana precedente gli incrementi sono tutti in diminuzione (miglioramento), tranne che in Basilicata.
Ed è proprio la Basilicata (7,9) davanti a Liguria (6,03) e Piemonte (5,65) che fa registrare gli incrementi percentuali a 5 giorni dei casi totali maggiori (peggiori).
Le regioni del Nord Est (Veneto, Friuli, Trentino Alto Adige) fanno registrare il miglior trend negli incrementi percentuali a 5 giorni.
Sotto la soglia dei 50 positivi giornalieri e con un incremento percentuale a 5 giorni inferiore al 3% le regioni che abbiamo definito “sotto controllo” e da “Fase 2”sono aumentate: ad Umbria, Molise, Calabria, Valle d’Aosta, Sardegna, Friuli, Campania, Marche e alla provincia di Bolzano si sono aggiunte le regioni del Veneto, della Puglia e della Toscana.
E nelle altre nazioni più colpite? Francia, Germania, Italia e Spagna sembrano camminare a braccetto verso un miglioramento e incrementi percentuali a 5 giorni sempre più vicini allo zero.
La Germania quindi sembra non risentire dell’allentamento delle misure restrittive iniziato il 20 aprile.
Migliorano anche gli Stati Uniti d’America, ma l’incremento percentuale a 5 giorni della nazione presieduta da Trump è ancora ai livelli di quelli che l’Italia aveva a metà aprile.
Rimane invece statica e altalenante la situazione nel Regno Unito.
USA e Regno Unito stanno pagando evidentemente il ritardo nell’effettuare il lockdown: fatto ancora più grave se consideriamo che avevano le immagini di quello che stava succedendo già in Italia e in altri paesi occidentali.
Nella prima colonna della Tabella 2 le persone contemporaneamente ricoverate in terapia intensiva in Italia.
I posti in terapia intensiva aumentano ovviamente quando ci sono nuovi contagiati che hanno sintomi respiratori preoccupanti oppure pazienti che sono già ricoverati e si aggravano. Diminuiscono per due motivi: quando i pazienti migliorano e quando purtroppo muoiono.
Nella seconda colonna della Tabella 2 un nostro valore che ci accompagnerà nei prossimi giorni, perché sarà uno degli indicatori che utilizzeremo per controllare se l’allentamento delle restrizioni influirà in modo consistente, lieve o insignificante sull’andamento del contagio: l’incremento percentuale a tre giorni delle persone contemporaneamente in terapia intensiva.
Tutte le regioni al momento non hanno un aumento della criticità per quanto riguarda i nuovi accessi nelle terapie intensive.
Nelle ultime tre colonne della Tabella 2 la media giornaliera dei casi accertati nelle ultime 3 settimane per tutte le regioni italiane.
Notiamo che in quasi tutte le regioni c’è un miglioramento.
Il Veneto ancora una volta è la regione in cui i miglioramenti sono più marcati.
L’unica regione un po’ in controtendenza è ancora una volta la Basilicata.
E’ vero: stiamo parlando di una regione con pochissimi casi giornalieri Ma ormai è quasi un mese che la Basilicata, pur non superando le 15 unità di nuovi positivi, non riesce ad azzerare in modo definitivo i casi.
Per ridurre i tempi di passaggio dalla Fase 2 alla Fase 3 è necessario tenere sotto osservazione in maniera scientifica la catena trasmissiva, con tamponi mirati e con soluzioni tecnologiche avanzate.
Con la speranza che il “modello Veneto” possa diventare presto anche il “modello Italia”.