Touch & Go, spuntano i nomi di Stefanelli e Signore

Nell’imponente inchiesta della Direzione distrettuale antimafia di Roma, denominata “Touch & Go” e che due mesi fa ha portato a 22 arresti tra le province di Latina, Napoli, Isernia e Caserta, ipotizzando la costituzione di un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga e armi nel sud pontino, con metodi mafiosi, spuntano i nomi dell’attuale sindaco di Minturno, Gerardo Stefanelli, e dell’avvocato minturnese Massimo Signore. I nomi dei due, che è subito opportuno sottolineare non è noto al momento se siano indagati, emerge dagli atti trasmessi dai carabinieri del Nucleo operativo di Formia alla Dda, ipotizzando, ben 12 anni fa, un loro coinvolgimento nello spaccio di sostanze stupefacenti. Al momento degli arresti gli investigatori avevano specificato che “Touch & Go” è partita nel 2015, ma al vaglio dell’Antimafia c’è ora anche materiale relativo ad indagini precedenti.

Il carteggio in cui compaiono i nomi di Stefanelli e Signore è quello su un’indagine denominata Themis, tra i più antichi nomi della giustizia in Grecia. Accertamenti sullo spaccio di sostanze stupefacenti compiuti dai militari dell’Arma, che coinvolgono oltre novanta persone. Nello specifico, gli investigatori ritengono che il minturnese Giuseppe Fedele, che in “Touch & Go” è inquadrato come l’obiettivo che il gruppo legato alla camorra di Secondigliano intendeva colpire per imporsi nel controllo delle piazze di spaccio del sud pontino, tra Gaeta, Formia e Minturno, e la compagna Lidia Caiazzo, tramite il fratello di quest’ultima, Marco Caiazzo, vendessero cocaina all’avvocato Signore, che insieme a Stefanelli l’avrebbe ceduta a terzi. Nel novembre scorso la Guardia di finanza di Formia, a Castelforte, aveva arrestato il fratello del sindaco di Minturno, Giuseppe Stefanelli, e altre due persone, ritenendo che avessero lanciato dal finestrino dell’auto cocaina e crack. Tali arresti non vennero però convalidati dal gip del Tribunale di Cassino, mancando la flagranza di reato, e la difesa parlò di un “clamoroso errore giudiziario”.


Negli atti al vaglio dell’Antimafia, i carabinieri ritengono che attorno all’11 maggio 2008, tra Minturno, Latina e Roma, Fedele, i Caiazzo, Signore e Stefanelli, “in concorso tra loro e con soggetti non identificati”, “con più condotte esecutive del medesimo disegno criminoso”, abbiano i primi tre illecitamente acquistato, detenuto e ceduto a Signore e “indirettamente” a Stefanelli, “in più circostanze e per il successivo smercio”, cocaina in quantità superiori ai 50 grammi, in cambio di un corrispettivo in denaro pari a tremila euro. Sempre per i carabinieri, Signore e Stefanelli avrebbero poi diviso tra loro quella droga “al fine di cederla successivamente a terze persone”. Alla luce di alcune intercettazioni telefoniche, i carabinieri specificano che l’avvocato “probabilmente” tratteneva una parte di quella cocaina e la restante la consegnava “a un soggetto della zona che fa l’autista a un senatore della Repubblica, che la smercia a Latina e Roma”. Tale soggetto è stato poi indicato dai carabinieri in Gerardo Stefanelli, ex autista del senatore Michele Forte, ex esponente dell’Udc di cui era leader in provincia il defunto senatore, poi sindaco con il Pd e ora esponente di Italia Viva. Questo quel che risulta agli atti dell’Antimafia di Roma.

Opportuno però ribadire che non vi sono notizie al momento su eventuali inscrizioni di Signore e Stefanelli sul registro degli indagati, che la vicenda che fa loro riferimento è datata e che i due, fino ad eventuale sentenza definitiva contraria, devono essere considerati completamente innocenti.