Omicidio Mariottini, la sentenza slitta a metà aprile

Desirée Mariottini

Slitta, a causa del Covid, la sentenza per i quattro imputati accusati, a vario titolo, di aver drogato, violentato e ucciso, il 19 ottobre 2018, la sedicenne Desirée Mariottini, di Cisterna di Latina.

I giudici della III Corte d’Assise del Tribunale di Roma hanno rinviato al 14 aprile prossimo la sentenza trovandosi tre imputati, Alinno Chima, Mamadou Gara e Yussef Salia, in isolamento fiduciario, avendo avuto contatti nel carcere romano di Regina Coeli con altri detenuti positivi al virus.


Per tutti gli imputati i pm Maria Monteleone e Stefano Pizza hanno chiesto la condanna all’ergastolo.

Desirée Mariottini, tra il 18 e il 19 ottobre 2018, avrebbe ricevuto sostanze stupefacenti in un immobile abbandonato in via dei Lucani, a Roma, e poi, colta da malore, anche quando era già agonizzante sarebbe stata vittima di violenze sessuali.

Gli imputati l’avrebbero infine lasciata morire senza chiamare i soccorsi.

Per i nigeriani Alinno Chima e Mamadou Gara, detto Paco, il ghanese Yusef Salia e il senegalese Brian Minthe, accusati a vario titolo di omicidio aggravato dalla cessione di sostanze stupefacenti in cambio di rapporti sessuali, violenza sessuale e cessione di droga a minori, i pm hanno quindi chiesto il fine pena mai, con tanto di isolamento diurno per un anno.

Secondo gli inquirenti, i quattro avrebbero assicurato alla ragazza, in crisi di astinenza, che quel mix di sostanze offertole, composto anche di tranquillanti e pasticche, non fosse altro che metadone.

La miscela sarebbe stata invece composta da psicotropi, che hanno determinato alla sedicenne la perdita “della sua capacità di reazione”.

“Meglio che muore lei che noi in galera”, avrebbero detto, stando ad alcune testimonianze raccolte dagli investigatori, tre dei quattro stranieri.

Sotto le unghie e sugli abiti di Desireée è stato trovato infine il Dna del branco.